La passione per il fuoco di Boghossian

Il percorso espositivo alla galleria Il Ponte svela il potere creativo del fuoco, tanto utilizzato per le sue opere dall'artista armeno

Particolare di un'opera di Jean Boghossian
Laura Lombardi |  | Firenze

Sino al 1° luglio la galleria Il Ponte ospita la mostra personale di Jean Boghossian, l'artista di origine armena (presente con una vasta antologica alla 57ma Biennale di Venezia del 2017), da alcuni definito «the fire artist» per il suo ricorrere sovente al fuoco per trasformare ed elaborare l'immagine, che fa uso di materiali eterogenei e utilizza una vasta gamma di pennelli e torce.

«La fiamma ossidrica, come il pennello, diventa l’estensione del mio braccio» osserva Boghossian, e la mostra fiorentina, a cura di Bruno Corà, si concentra proprio su questo aspetto della sua produzione, esponendo tredici lavori, tra i quali soprattutto carte di medie e grandi dimensioni, e oggetti (tele, libri) trattati con fuoco e fumo, realizzati tra il 2011 e il 2021.

La combustione genera effetti di sfumato tra i due unici colori qui presenti, bianco e nero, dando vita a una gamma di grigi graduati, talvolta con sottili zone brunite, in prossimità delle lacerazioni prodotte dall'azione combustiva della fiamma. Come nota Bruno Corà nel catalogo che accompagna la mostra («Antinomia ardente», Gli Ori), tale scelta ha anche implicito rapporto con Firenze per la modalità leonardesca dello 'sfumato', sebbene qui ottenuto col fuoco e non tramite colori.

Ad accoglierci in galleria è un’installazione di dieci grandi tele in sequenza, «Entrée dans la toile», 2018-2022, dove il fumo della combustione genera un grande foro che, attraversandole, crea una sorta di tunnel. L’entrata nell’immagine è quindi fisica ma al tempo stesso metaforica e rimanda ad altre strutture analoghe concepite dall’artista, come quelle della mostra «Cessez le feu!» presso il Palais des Nations di Ginevra nel maggio 2019.

Un titolo che, nota sempre Corà, se suona oggi come monito, ci porta anche a riflettere su quanto il fuoco, anziché distruggere possa invece, nell’opera di Boghossian, avere funzione creatrice poiché, scrive Bachelard, «Il fuoco suggerisce il desiderio di cambiare, di affrettare il tempo, di portare tutta la vita al proprio compimento ...».

L’impiego del fuoco e del fumo, presente in molte opere del Novecento (da Burri a Parmiggiani), è gestito da Boghossian con misurata armonia sulle diverse estensioni delle superfici pittoriche, traducendo le contraddizioni e i contrasti del mondo in cui siamo calati ma anche la possibilità di addomesticare il fuoco trasformandolo in forza creatrice, fonte di armonia e bellezza.

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