Nel Castello di Masino l’omaggio dei Valperga ai Savoia

Una campagna di restauri ha riportato in luce nel Salone principale un ciclo di affreschi rimasto nascosto per due secoli sotto uno strato di intonaco che doveva proteggerli dalle truppe napoleoniche

Affresco della città di Nizza Villefranche, riproduzione dal «Theatrum Sabaudiae» Foto Morelli-Mesturini © FAI Il Salone dei Savoia prima del restauro Foto Roberto Morelli © FAI Il Salone dei Savoia riarredato dopo il restauro Foto Morelli-Mesturini © FAI Il cantiere di restauro del Salone Foto Morelli-Mesturini © FAI Il Salone dei Savoia dopo il restauro Foto Morelli-Mesturini © FAI Veduta aerea del Castello e Parco di Masino, Caravino (To) Foto Franco Bello © FAI Una restauratrice rimuove con un bisturi lo strato di intonaco che copriva gli affreschi Foto Morelli-Mesturini © FAI La volta del Salone dei Savoia dopo il restauro, particolare Foto Morelli-Mesturini © FAI
Nicola Pirulli |  | Caravino (To)

Il Fai-Fondo per l’Ambiente Italiano ha presentato un ciclo di affreschi scoperto e restaurato nel Castello di Masino (circa 30 km a nord di Torino), uno dei 68 beni sotto la tutela dell’ente a lungo appartenuto alla famiglia nobile dei Valperga. Gli affreschi, realizzati a fine Seicento, si trovano nel Salone dei Savoia, l’ambiente di rappresentanza più importante del castello, ed erano stati «nascosti» sotto vari strati di intonaco bianco per proteggerli da possibili danneggiamenti o distruzione durante il passaggio delle truppe napoleoniche a inizio Ottocento.

Il cantiere di lavoro ha preso pieno avvio nel 2019, quando si è avuta certezza della presenza di pitture sotto lo strato di scialbatura grazie alla movimentazione, l’anno prima, di uno dei dipinti che ornavano le pareti del salone (allora quadreria) per un prestito. In realtà era stata ipotizzata l’esistenza della decorazione già al momento dell’acquisizione del castello da parte del Fai, ma senza ulteriori indagini approfondite. Complici i due anni di pandemia, i professionisti che hanno collaborato con il Fai (Centro di Conservazione e Restauro di Venaria in primis) hanno potuto procedere con i saggi per comprendere l’estensione delle decorazioni, il loro stato di conservazione e la migliore tecnica da impiegare per riportarle alla luce.

Francesca Fossati, architetto responsabile del progetto, precisa: «La tecnica individuata per procedere alla pulitura è stata l’asportazione manuale della vernice bianca con bisturi, spesso operata in due fasi, una prima di sgrossatura e una seconda di finitura». Grazie al lavoro di numerosi restauratori, in quattro mesi l’intero apparato decorativo è riemerso quasi interamente (oltre il 95% della superficie). Si è quindi proceduto al ripristino delle parti danneggiate con iniezioni di malte consolidanti, stuccature e riadesione di parti di pellicola pittorica tramite impacchi di carta giapponese. Il passaggio finale è stata la reintegrazione dei colori, effettuata con «velatura» ad acquerello.

Opera probabilmente di un’équipe di decoratori e blasonatori, il ciclo riemerso si estende su tutte e quattro le pareti del Salone (circa 480 metri quadrati) e costituisce un grande omaggio ai Savoia, cui la famiglia dei Valperga era legata da un saldo e secolare vincolo di fedeltà; il programma decorativo fu concepito e fatto realizzare in prima persona dal conte di Masino Carlo Francesco Giuseppe (1655-1715). Vi si trovano, tra una serie di architetture dipinte a trompe l’oeil, le rappresentazioni di 22 città del Piemonte e della Savoia tratte dal Theatrum Sabaudiae (1682), un grande albero genealogico della Casa Reale e 147 stemmi nobiliari con le alleanze matrimoniali distribuiti tra fregio e parte inferiore della volta. Su quest’ultima c’è anche un grande emblema, rimasto sempre visibile, simbolo dell’unione matrimoniale tra Vittorio Amedeo II e Anna d’Orléans, nipote di Luigi XIV, anch’esso oggetto di studio e restauro.

Per restituire l’antica centralità al salone, fulcro del percorso attuale come del cerimoniale seicentesco con cui venivano accolti rappresentanti delle dinastie e alti funzionari europei, una volta riportata in luce la decorazione l’ambiente è stato riarredato come in origine grazie al dettagliato archivio di documenti del castello; i quadri rimossi, per lo più ritratti della dinastia, sono ora oggetto di analisi e restauro.

L’intero cantiere (costo un milione di euro ca sostenuto da Deutsche Post Stiftung, fondazione del gigante delle poste tedesco) è stato accompagnato da ricerche storico artistiche e studi dei soggetti raffigurati (ancora in corso). Tale apparato di conoscenze è quindi confluito in un nuovo sistema informativo collocato in una sala attigua al Salone dei Savoia, dove sono allestite postazioni multimediali per approfondire la storia del castello, del Salone e degli affreschi che consentono anche di esplorare in alta definizione i dettagli delle pitture.

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