Due nuove leonesse alla Biennale

È la Gran Bretagna di Sonia Boyce il miglior padiglione nazionale, Simone Leigh miglior artista in mostra, argento per Ali Cherri e menzione speciale a Francia e Uganda

Sonia Boyce, Padiglione della Gran Bretagna
Gareth Harris |

La Gran Bretagna con Sonia Boyce si aggiudica il Leone d’Oro per la Migliore Partecipazione Nazionale alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. L’opera esposta, «Feeling Her Way», è un’installazioine multimediale composta da un coro di voci femminili nere su schermi appesi su pareti decorate con colorata carta da parati e strutture geometriche dorate replicanti blocchi di pirite. «Le stanze del Padiglione sono piene di suoni, a volte armoniosi, a volte contrastanti, che incarnano sentimenti di libertà, potere e vulnerabilità», afferma il British Council che ha commissionato il lavoro.

Il progetto, attraverso memorabilia e copertine di vinili e cd, costituisce inoltre un archivio in espansione iniziato nel 1999. «Attraverso l’elemento sonoro Sonia Boyce propone un’altra lettura delle storie; lavorando in collaborazione con altre donne di colore, spacchetta una miriade di storie messe a tacere», ha spiegato la giuria.

Simone Leigh, artista donna di colore che rappresenta gli Stati Uniti ai Giardini, ha vinto invece il Leone d’Oro come miglior artista della mostra centrale «The Milk of Dreams», curata da Cecilia Alemani. La sua imponente scultura in bronzo «The Brick House» (2019), raffigurante una figura femminile nera senza occhi, accoglie i visitatori all’ingresso del percorso in Arsenale. A convincere la giuria: «la monumentale e rigorosa ricercatezza e potente persuasività dell’opera».

Menzione speciale al Padiglione francese, rappresentato da Zineb Sedira, prima artista di origine algerina a rappresentare la Francia, e al padiglione ugandese, al suo debutto alla Biennale: «Abbiamo riconosciuto la visione, ambizione e impegno per l’arte e il lavoro nel proprio Paese espressi dagli artisti Acaye Kerunen e Collin Sekajugo», il commento della giuria.

Anche l’artista Inuk Shuvinai Ashoona («Untitled», 2021) e Lynn Hershman Leeson («Logic Paralyzes the Heart», 2021) hanno ricevuto menzioni speciali per i loro lavori in «The Milk of Dreams». «Ashoona riconosce la violenza dell’impresa coloniale e nel suo lavoro propone possibilità di sfuggire al cul-de-sac ascoltando con pazienza la conoscenza indigena», la motivazione. Al libanese Ali Cherri il Leone d’argento come giovane artista promettente per la serie di sculture in fango «Titans» (2002) nella mostra «The Milk of Dreams».

Alla cerimonia di premiazione presenti anche l’artista tedesca Katharina Fritsch e la cilena Cecilia Vicuña, vincitrici dei prestigiosi Leoni d’Oro alla carriera. Entrambe esposte nella mostra di Alemani: «Il contributo di Fritsch al campo dell’arte contemporanea, in particolare della scultura, è stato incomparabile. Vicuna ha percorso la propria strada per decenni anticipando molti dibattiti ecologici e femministi, immaginando nuove mitologie personali e collettive», ha concluso Alemani.

BIENNALE DI VENEZIA

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