Materiale indefinibile e sfuggente

Due importanti cataloghi monografici su Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri per due mostre alle Stanze del Vetro

Carla Cerutti |

Le due mostre sul finlandese Tapio Wirkkala e il friulano Toni Zuccheri, attivi alla Venini negli anni Sessanta e Settanta, recentemente organizzate a Le Stanze del Vetro di Venezia dalla Fondazione Giorgio Cini e da Pentagram Stiftung, sono corredate di due distinti cataloghi monografici curati entrambi da Marino Barovier e Carla Sonego.

Il volume su Tapio Wirkkala evidenzia i punti salienti della collaborazione del noto designer finlandese con la Venini, tra il 1965 e il 1970 e nuovamente all’inizio degli anni Ottanta, attraverso le sue creazioni più famose, come i vasi «Bolle» o la serie «Meduse» o «Coreani» o, ancora, i «Piatti di Tapio», che testimoniano l’approccio di Wirkkala e la sua personale interpretazione di antiche tecniche muranesi, come la filigrana, l’incalmo e la murrina. Questi aspetti vengono analizzati dai curatori, mentre la figlia del designer, Maaria, condivide ricordi dell’esperienza paterna nelle fornaci di Murano, momenti di condivisione con i soffiatori e frammenti di vita in una Venezia magica che pare non esistere più.

Segue il regesto di tutte le opere realizzate dalla Venini su disegno di Wirkkala, costruito secondo un ordine cronologico suddiviso per decenni: anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Come specificato da Barovier «il lavoro è stato possibile grazie a un’accurata ricerca documentaria che si è basata, in particolare, su materiali in parte inediti provenienti dall’Archivio Storico Venini e dall’archivio personale dell’artista, accessibile grazie alla collaborazione della Tapio Wirkkala Rut Bryk Foundation e di EMMA, Espoo Museum of Modern Art, Espoo, Finlandia».

Il volume su Toni Zuccheri è anch’esso ricco di una documentazione esauriente e di belle immagini, sia contemporanee che d’epoca, a corollario del regesto delle opere. I curatori sottolineano il carattere sperimentale e giocoso della produzione disegnata dall’artista friulano per Venini. Una collaborazione, quella con la celebre fornace muranese, iniziata nel 1961 quasi fortuitamente e che influenzerà in modo determinante il lavoro di Zuccheri, allontanandolo dall’architettura per votarlo interamente al vetro, «materiale meraviglioso, indefinibile e sfuggente», come affermerà lui stesso, «impalpabile e pieno di magia.

Mi affascina ed è difficile guarirne, come dal mal d’Africa
». Partendo dall’esordio ufficiale alla Biennale del 1964, con alcuni vasi «Crepuscolari», un’ampia rassegna di Giade in vetro opaco e i primi animali di quel noto bestiario che stava prendendo forma, il percorso si dipana di sperimentazione in sperimentazione, generando le serie «Grovigli», «Tronchi», «Ninfee», «Scolpiti», «Membrane» dove l’invenzione di nuovi tessuti vitrei è strettamente collegata alla natura e alla sua osservazione costante.

Un rapporto di passione, quello tra Zuccheri e Venini, come ci tramanda la figlia Orsola nella sua testimonianza: «il primo amore, grandissimo e mai dimenticato, che lo ha iniziato ai misteri del vetro, nella caverna di fuoco in cui si muovevano agilissimi i maestri e lui si sentiva un po’ stregone e molto alchimista». 

Tapio Wirkkala alla Venini,
a cura di Marino Barovier e Carla Sonego, 272 pp., 260 ill. col., Skira, Milano 2021, € 55

Toni Zuccheri alla Venini,
a cura di Marino Barovier e Carla Sonego, 264 pp., 250 ill. col., Skira Editore, Milano 2021, € 55

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