Pignatelli astratto e l’essenziale Scarabello al Mef

Cinquanta lavori del milanese scelti da Luca Beatrice a fronte di una ventina di grandi formati del romano a cura di Andrea Busto

Alessandro Scarabello, «Passage through Switzerland», 2021 (particolare). Cortesia l’artista e The Gallery Apart, Roma
Monica Trigona |  | Torino

Dall’11 marzo al 19 giugno al Mef-Museo Ettore Fico sono allestiti due percorsi espositivi che coinvolgono il milanese Luca Pignatelli, classe 1962, e il romano Alessandro Scarabello, classe 1979, anch’egli pittore, vincitore nel 2020 del «Premio Ettore e Ines Fico».

Quando si pensa alle opere di Pignatelli probabilmente le immagini che vengono in mente sono quelle di antiche teste scultoree e statue di divinità mitologiche mutuate dalla cultura classica. Il fascino delle sue composizioni da sempre risiede nella capacità di far coesistere, attraverso la giustapposizione di elementi e rimandi, epoche differenti.

Nella personale torinese, curata da Luca Beatrice, sono presenti circa cinquanta lavori che ripercorrono gli ultimi anni della sua carriera e che raccontano di una svolta in direzione sempre più astratta. L’elemento temporale sembra intrinseco alla materia utilizzata, povera e di recupero.

«Questa fase più recente del lavoro di Pignatelli, che si potrebbe definire “aniconica”, è fortemente caratterizzata da campiture monocrome e da colori terrosi e sordi su cui però predominano i rossi, da quello cinabro ai vermiglioni squillanti», spiega il curatore.

La seconda rassegna, «Repetition kills», è curata da Andrea Busto, direttore e presidente del Mef. Parafrasando il titolo della mostra, non si può dire che la ripetizione sia un connotato della ricerca di Scarabello, che negli anni ha elaborato spunti estetici di diverse epoche con misteriose visioni interiori.

La rapida e larga pennellata con cui ha composto la ventina di grandi oli su tela esposti sintetizza «un’impressionante quantità di informazioni estetiche che vanno da Balthus a Luc Tuymans, da Scipione all’ultimo Tiziano».

Sempre più incline a smaterializzare forme e trasfigurare elementi plastici, Scarabello screma e pulisce ogni elemento ridondante per giungere a una struttura essenziale, aperta all’interpretazione.

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