Marlene Dumas dipinge i suoi fantasmi

Le tracce della storia e le tracce dei corpi sono i «ritornanti» della pittura dell’artista sudafricana nella sua personale a Palazzo Grassi

Marlene Dumas, «Death by Association», 2002. Pinault Collection. Foto: Peter Cox, Eindhoven. © Marlene Dumas
Camilla Bertoni |  | Venezia

Il corpo, tema principe dell’arte sin dalla notte dei tempi, la pittura, linguaggio eterno sopravvissuto a qualsiasi avanguardia, l’erotismo e il desiderio, forze primigenie della vita. Sono i punti fermi dell’arte di Marlene Dumas: un centinaio i dipinti e i disegni, a partire dal 1984, esposti in «open-end», la mostra che le dedica Palazzo Grassi dal 27 marzo all’8 gennaio 2023.

La sua pittura ritorna in Italia per la prima grande personale dopo l’esposizione nel 2012 di una ventina di opere in Palazzo delle Stelline a Milano e dopo gli omaggi internazionali alla Tate Modern nel 2015, al MoMA di New York nel 2008 e al Pompidou nel 2001. Nata in Sudafrica nel 1953, ai tempi dell’apartheid, l’artista propone con convinzione la persistenza della pittura, come spiega Caroline Bourgeois, curatrice della Collezione Pinault e della mostra insieme alla stessa Dumas.

«Pittura e scultura sono eterne, c’è stato un momento in cui la pittura è stata messa da parte in favore delle installazioni, ma è sempre rimasta. L’arte di Marlene Dumas si basa sulla pittura e sul disegno attraverso i quali affronta temi legati alla cronaca, alla politica e all’erotismo, tornando con insistenza sul desiderio come forza principale della vita».

Marlene Dumas, ha un particolare modo di utilizzare e declinare questo linguaggio?

Dipinge con la tela sul pavimento, quasi come in una performance. Stendendo un colore molto fluido direttamente senza disegno, rende le sue opere misteriose, come apparizioni. Cambia spesso formato, indistintamente il piccolo o il grande, a seconda di quello che la realtà richiede.

Nel suo lavoro fa grande ricorso a fotografie, film e letteratura.

Nel catalogo, Elisabeth Lebovici parla di fantasmi che stanno dietro le sue opere: Dumas ha un archivio importante che deriva da una lunga pratica con la poesia e con l’attualità. Non cerca di dare risposte, ma piuttosto pone domande, propone sguardi per le storie che stanno dietro ai suoi dipinti. Per la mostra che si tenne a Milano a Palazzo delle Stelline, edificio un tempo destinato all’educazione delle orfane, ha dipinto le bambine che un tempo vi erano ospitate: è come se fossero riapparse dal passato, come fantasmi appunto, facendo rivivere la storia.

Come è organizzata l’esposizione e su quali temi?

Al primo piano ci sono le opere, che pochi hanno avuto l’opportunità di vedere, esposte a New York in «Myths and Mortals» ispirata a Venere e Adone di Shakespeare, a confronto con altri lavori. Al secondo piano le opere che avrebbero dovuto essere esposte nella mostra «Double take» («A scoppio ritardato»), prevista ad Anversa nel 2020, sospesa a causa della pandemia. Anche qui a confronto con altre in cui i temi ricorrenti sono la morte, la politica, l’erotismo. Ci sono anche carte, video e alcuni disegni inediti realizzati in stretta collaborazione con la figlia. Ci sono molti ritratti di personalità che il pubblico potrà riconoscere, come quello di Pasolini o di Anna Magnani, e anche autoritratti.

Il corpo, la nudità e la sessualità nella pittura di Marlene Dumas.

Sono temi, come quello della morte, che continua a indagare. Ci sono diversi ritratti di baci, ci sono nudi femminili e maschili: il corpo nudo appartiene al primo linguaggio dell’arte, fin dai tempi preistorici, il primo soggetto dell’arte è sempre stato il corpo. Dumas è un’artista attraversata dai nostri fantasmi, quali le tracce della storia e dei corpi, l’utilizzo dei corpi all’infinito. Il suo lavoro ci invita a essere più «veri».

© Riproduzione riservata Marlene Dumas, «Green Lips», 1996. In collaborazione con Helena, figlia di Marlene Dumas. Collezione dell’artista. Foto: Peter Cox, Eindhoven. © Marlene Dumas
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