A Palazzo Bonaparte luce e buio Viola

Nella mostra romana dieci grandi opere video del settantenne artista statunitense mettono al centro la componente primaria della sua arte: la luce

«Martyr», 2014, still da un video di Bill Viola
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

A Palazzo Bonaparte, dal 5 marzo al 26 giugno, la mostra «Bill Viola. Icons of light» presenta dieci grandi opere video del settantenne artista statunitense. Tra di esse «Ascension» del 2000 e «Water Portraits» del 2015.

Curata dalla moglie dell’artista, Kira Pirov, e allestita nel piano nobile dell’antico palazzo di piazza Venezia, abitato da Madama Letizia Ramolino negli anni che seguirono la disfatta di suo figlio Napoleone, la mostra mette al centro la componente primaria dell’arte di Viola: la luce.

È la luce, infatti, a determinare nelle immagini, rallentate spesso quasi fino all’immobilità, quella dimensione spirituale che l’artista immette nelle sue opere. Negli anni ’80, in un lungo viaggio in Giappone, fa sua la meditazione zen sull’illusorietà delle percezioni consuete, ma anche l’arte dei gesti lenti del Teatro Noh.

Cinque anni prima a Firenze aveva scoperto l’arte del Rinascimento. Saranno queste due polarità (orientale e occidentale) a condizionare stile, soggetti e atmosfera psicologica di tutta la sua produzione. Accanto alla luce anche il suo contrario: il buio («la notte del senso», lo definisce l’artista).

E poi l’acqua, il fuoco, gli effetti spettacolari, i riferimenti colti, per un’arte che Viola ha sempre vissuto come una forma di misticismo e come autoterapia, destinata a dissolvere in afflato poetico i grandi interrogativi che inquietano la mente dell’uomo.

Dal 12 marzo al 3 luglio Palazzo Bonaparte ospita, sempre organizzata da Arthemisia, «The exhibition»: dieci sculture iperrealiste del 35enne Jacopo Cardillo, in arte Jago.

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