Un atlante della prima metà del secolo

A Camera, ultima tappa prima del rientro al MoMA, 230 fotografie della ricchissima collezione di Thomas Walther

«Untitled» (1925) di László Moholy-Nagy, Lucia Moholy. © 2021 The Museum of Modern Art, New York
Bianca Cavuti |  | Torino

Per raccontare una mostra come «Capolavori della fotografia moderna 1900-1940. La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York», visitabile a Camera dal 3 marzo al 26 giugno, bisogna tornare indietro. È infatti nel 1977 che il giovane fotografo tedesco Thomas Walther decide di trasferirsi a New York. Da questa data, fino al 1997, assembla la sua collezione di fotografie della prima metà del XX secolo, che il MoMA acquisisce fra il 2001 e il 2017 su proposta dell’allora capocuratore di Fotografia Peter Galassi.

La mostra, presentata per la prima volta in Italia, è il frutto della collaborazione tra il Jeu de Paume di Parigi, il Masi di Lugano e Camera, dove si avrà l’ultima occasione in Europa di vedere, prima che tornino negli Stati Uniti, oltre 230 opere entrate ormai a pieno titolo nella storia della fotografia. «Negli anni ’20 e negli anni ’30 la fotografia ha attraversato un periodo di esplorazione, sperimentazione, innovazione tecnica e scoperta grafica così forte da provocare ripetute affermazioni secondo le quali la vera età della scoperta non è stata quella della sua invenzione, si legge sul sito Object:Photo, dedicato allo studio della collezione, ma quella del suo sviluppo, in questo periodo, come medium dinamico, infinitamente flessibile e facilmente trasmissibile».

La collezione Thomas Walther è lo specchio di un periodo e sintetizza lo spirito di un’epoca in cui la visione fotografica ha subito grandi mutamenti che hanno rivelato la poliedricità di questo medium e l’hanno reso un attore fondamentale nello sviluppo della avanguardie di inizio secolo. Nel periodo tra le due guerre mondiali la messa in commercio di nuove apparecchiature fotografiche, come la Leica, e le possibilità offerte dagli sviluppi tecnici rinnovano il linguaggio fotografico che si diversifica per cogliere l’essenza della modernità.

Grandi fotografi americani come Alfred Stieglitz, Walker Evans ed Edward Weston affiancano quelli europei, tra cui Karl Blossfeldt e August Sander, insieme ai capolavori della fotografia del Bauhaus, del Surrealismo e di altri sperimentatori tra cui l’italiano Luigi Veronesi. Particolare risalto è dato inoltre alle donne, con opere di Berenice Abbott, Claude Cahun, Lee Miller e molte altre.

La mostra, organizzata dal MoMA e a cura di Sarah Hermanson Meister e Quentin Bajac, con Jane Pierce, è un’occasione importante, un viaggio nel tempo e nelle immagini che traccia la fisionomia di uno dei periodi più affascinanti della storia del medium fotografico.

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