L’arte italiana a Kiev: prima e seconda scelta già in salvo

Il Bohdan and Varvara Khanenko National Museum of Arts di Kiev non è tra gli obiettivi degli invasori, ma «la loro mira non è infallibile» ci ha detto, chiedendo l’anonimato, una funzionaria che sta portando le opere al sicuro tra un allarme e l’altro

«La Pace» (1805) di Antonio Canova, Bohdan and Varvara Khanenko National Museum of Arts di Kiev
Marco Riccòmini |  | Kiev

«Non mi faccia parlare, non posso, non possiamo», dice una funzionaria del Bohdan and Varvara Khanenko National Museum of Arts di Kiev. «Ci hanno tolto i fondi; in questo momento servono tutti per la difesa. Hanno anche distribuito armi ai civili e ho i vicini di casa che stanno sparando, ma è difficile dire a chi e a che cosa, c’è molta confusione. Ora la devo lasciare, sta suonando ancora l’allarme. È la quinta volta oggi».

Kiev non è ancora caduta, ma il museo è irraggiungibile, l’ordine di rimanere al coperto diramato dalle autorità non lascia dubbi. Io stesso ho ricevuto già ieri un «messaggio ai connazionali» dell’Ambasciata d’Italia a Kiev dove «alla luce dell’ulteriore deterioramento della situazione nel Paese» si suggeriva «a titolo precauzionale, di valutare l’opportunità di predisporre sufficienti scorte di acqua, cibo, vestiti caldi e carburante per le auto». E poi con un sms l’annuncio del coprifuoco in vigore dalle 22 alle 7, col consiglio di «evitare spostamenti in orari notturni» (neanche a pensarci).

Al Khanenko, che custodisce la raccolta d’arte italiana antica più ricca della capitale ucraina, hanno lavorato fino all’ultimo per portare in salvo le opere. Non sono riusciti a portarle tutte in un luogo sicuro.

«Abbiamo portato al riparo tutte le opere marcate in rosso, ossia quelle più importanti, la nostra prima scelta. Ma non solo; ad esclusione di quanto non era trasportabile per grandi dimensioni, abbiamo trasferito in un luogo segreto anche la nostra “seconda scelta”, ossia le opere marcate in giallo». Alle pareti sono quindi rimaste le tele gigantesche che neppure i tedeschi durante l’occupazione di Kiev del 1941 erano riusciti a trafugare.

Pensate che in quei terribili mesi del secondo conflitto mondiale scomparvero centinaia di dipinti: 472 dei quali rimangono ad oggi ufficialmente irrintracciabili, alcuni dei quali figurano nel cataloghino in bianco e nero pubblicato dal museo in inglese nel 1998 con molte fotografie, ma non di tutte le opere. «Il museo non è certamente tra gli obiettivi, ma la loro mira non è infallibile», mi dice (e glisso sull’epiteto col quale definisce gli invasori).

«Anch’io sono russa (un quarto ebrea, un quarto bulgara, un quarto... insomma è un po’ più complicato di così), e il russo è la mia madrelingua, ma il nostro Paese è l’Ucraina, non la Russia. Alcuni colleghi stanno cercando di scappare verso la Polonia, ma non è facile lasciare casa propria. Abbiamo paura. Ora mi scusi, ma scendo nel rifugio. Non faccia il mio nome, non si può mai sapere».

Crisi russo-ucraina 2022

© Riproduzione riservata I conservatori del Bohdan and Varvara Khanenko National Museum of Arts di Kiev intenti a ricoverare le opere Una Crocefissione quattrocentesca col nastro adesivo rosso
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