A Napoli un filo ininterrotto, da Keith Haring ad oggi

Al PAN in una linea ideale si parte dagli anni di Lucio Amelio per arrivare ad opere contemporanee tra il colto e il popolare

Uno degli scatti inediti del fotografo napoletano Luciano Ferrara in mostra al PAN
Olga Scotto di Vettimo |  | Napoli

Quel filo ininterrotto che lega le vicende internazionali dell’arte a Napoli degli anni ’80 ad alcune ricerche contemporanee viene evidenziato al PAN | Palazzo delle Arti Napoli con la mostra «Dalla Napoli di Keith Haring ai giorni nostri» (fino al 28 febbraio), curata da Andrea Ingenito.

Il progetto prende le mosse dagli scatti inediti del fotografo napoletano Luciano Ferrara (Cimitile 1950), testimone di scambi, incontri, amicizie che in quegli anni si costruivano a Napoli dentro e fuori gli spazi della galleria di Lucio Amelio, investendo alcuni precisi luoghi cittadini: dallo storico locale notturno City Hall alla Trattoria dell’Oca alla pizzeria Dante e Beatrice, frequentati in quegli anni, tra gli altri, da Andy Warhol e Joseph Beuys.

Assieme ai lavori di Keith Haring (tra cui il «Randi 88», la serie completa «White Icons», il «Radiant Baby», le litografie in bianco e nero realizzate per il catalogo della mostra da Lucio Amelio), il linguaggio pop declinato nelle opere dell’artista napoletana Roxy in the Box, che attinge a un immaginario culturale colto e popolare al tempo stesso, in chiave di intelligente ironia, e i lavori dello street artist napoletano Trallallà (Alfonso de Angelis, 1968), che con le sue «Ciacione» napoletane rivisita l’immagine della figura femminile nella tradizionale Sirena Partenope.

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