Gaudí era un intellettuale molto influente

Al Mnac oltre 650 opere dell’architetto catalano modificano luoghi comuni e preconcetti sulla sua figura

Fotografia dell’interno del Palau Güell, 1909-27 ca, di autore anonimo Il laboratorio di Gaudí nella Sagrada Familia in una foto del 1926 ca. © Arxiu Històric del Coac
Roberta Bosco |  | Barcellona

Vent’anni dopo la celebrazione dell’Anno Gaudí, il Museu Nacional d’Art de Catalunya affronta un riesame critico dell’opera di Antoni Gaudí (1852-1926) con una grande mostra che riunisce più di 650 oggetti architettonici e di design, mobili, opere d’arte, documenti, bozzetti e fotografie, di 74 istituzioni internazionali.

Organizzata dal museo barcellonese (fino al 6 marzo) e dal Musée d’Orsay di Parigi (dall’11 aprile al 17 luglio), la rassegna propone una nuova narrativa che libera Gaudí dal peso dei luoghi comuni.

«Gaudí non fu un genio isolato e incompreso. Conosceva ed era conosciuto nel contesto internazionale, era l’architetto della borghesia e della Chiesa, un intellettuale che capta come nessun altro artista la necessità di plasmare l’immagine simbolica del potere e dei cambi radicali che vive la società della sua epoca», sottolinea il curatore Juan José Lahuerta, che per inquadrare il lavoro di Gaudí lo affianca a opere di Auguste Rodin, Violet-le-Duc o William Morris.

Il percorso offre sorprese come gli arredi dell’ingresso di Casa Milà (la Pedrera), smantellato negli anni ’60 e i cui pezzi furono dispersi; gli intonaci che servirono per modellare le sculture della Sagrada Familia; le fotografie del Parque Güell presentate a Parigi nel 1910 e mai più esposte da allora o uno degli arazzi realizzati da Jujol per Gaudí nel 1907, oggetto di un eccezionale restauro.

«Il mito semplifica la realtà, Gaudí era un intellettuale con una visione del mondo complessa e la capacità di renderla popolare e accessibile. Non era un mistico isolato dal mondo, ma un personaggio pubblico con una grande influenza sociale e politica, come dimostrano le caricature e vignette di cui era protagonista. In una Barcellona lacerata dalla lotta di classe, Gaudí diventa il costruttore dei suoi più importanti scenari simbolici», prosegue il curatore, che ha scovato opere inedite come due figurine in fil di ferro, tra l’ex voto e il vudù, il sacro e il profano che attraversano tutto il suo lavoro.

Come la vita di Gaudí anche la mostra termina nello studio-laboratorio della Sagrada Familia, dove si rinchiude dopo le proteste operaie e la sanguinaria repressione della Settimana Tragica del 1909, alimentando la leggenda dell’architetto demiurgo e visionario che lo ha accompagnato fino ad oggi.

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