Criptoarte: più vantaggi per l’artista

Rispetto alle vendite in galleria il netto percepito dal creatore dell'Nft, immediatamente all’atto del pagamento perché questa è la regola dello smart contract, è economicamente molto conveniente

La versione cripto della «Madonna of the Sacred Heart» di Giuseppe Veneziano
Gloria Gatti |

A marzo la vendita di un Nft di un tale Beeple alla strabiliante cifra di 69,3 milioni di dollari presso Christie’s sembrava una di quelle cose che aveva visto il replicante di «Blade Runner» e che noi umani potevamo solo immaginare, ma quando lo scorso 9 novembre alla 21st Century Evening Sale sempre di Christie’s il suo «HUMAN ONE» è stato battuto a 29 milioni non c’è stata più grande meraviglia. Ce lo aspettavamo.

Dopo soli otto mesi possiamo dire di aver assistito a un evento che ha segnato per sempre il destino del mercato dell’arte e che è assai probabile che nell’arco di pochi anni potrebbe essere definita «arte contemporanea» solo quella che è conservata in un token.

Giovanni Motta e Giuseppe Veneziano che hanno esposto a Villa Ciani a Lugano nella prima mostra pubblica di criptoarte, «Nft: The Future is Unwritten», due opere fisiche e il loro corrispettivo Nft in cui peraltro si sono plagiati con reciproco consenso, ci hanno traghettati in questo universo, che per loro è stato una sorta di epifania, come la intende Joyce.

E per gli artisti sotto il profilo economico e legale lo è davvero. Sul marketplace SuperRare, infatti, i fortunati artisti selezionati vendono direttamente le loro opere uniche e autenticate grazie alla tecnologia blockchain secondo condizioni standard contenute in uno smart contract. La piattaforma percepisce una commissione del 3% a carico del collezionista oltre il prezzo di vendita.

Se si tratta di una primary sale, ossia di un’opera immessa per la prima volta sul mercato, al marketplace spetta anche una parte del ricavato (15%) come compenso per aver selezionato e immesso l’opera, mentre all’artista va l’85%. Se si tratta di una secondary sale all’artista spetterà sempre il 10% del prezzo pagato che verrà dedotto dal prezzo di vendita corrisposto al venditore. È quasi superfluo sottolineare che rispetto alle vendite in galleria il netto percepito dall’artista, immediatamente all’atto del pagamento perché questa è la regola dello smart contract, è economicamente molto conveniente.

È invece utile ricordare che, in un mercato in cui tutte le transazioni sono trasparenti, la commissione del 10%, una sorta di evoluzione del diritto di seguito previsto dagli artt.144 e ss. Lda, dovuta a prescindere dal prezzo pagato, che non scade al termine di settant’anni dalla sua morte e che non sconta il termine dei 120 giorni previsto per la Siae, è davvero una reale, tangibile e rilevante partecipazione dell’autore ai profitti derivanti dallo sfruttamento delle proprie opere.

E infine, concludiamo segnalando che la versione cripto della «Madonna of the Sacred Heart», con il cuore che pulsa, di Veneziano, che tiene in braccio il Jonny Boy di Motta, nata dalla collaborazione dei due artisti, è stata venduta su SuperRare tre giorni prima dell’inaugurazione della mostra in Ethereum a un controvalore pari al doppio del prezzo dell’opera fisica.

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