A Palazzo Marino un dono a Bergamo e Brescia

Sette capolavori in mostra illustrano il Rinascimento nelle due città lombarde

»Nozze mistiche di Santa Caterina d’Alessandria e Niccolò Bonghi» (1523) di Lorenzo Lotto, Bergamo, Fondazione Accademia Carrara. © Fotostudio Rapuzzi
Ada Masoero |  | Milano

Non più un singolo capolavoro, giunto a Milano da qualche importante museo per essere esposto per Natale in Sala Alessi di Palazzo Marino ma, quest’anno, una formula nuova, con quattro (più tre) opere, con cui si rende omaggio a quella «terza via» dell’arte del Rinascimento (terza, con quelle fiorite nell’Italia centrale e nel Veneto), che sin dai primi anni del ’500 si affermò tra Bergamo e Brescia.

Frutto della sintesi tra il linguaggio artistico lombardo, attento al reale, e quello, coloristicamente così ricco, della Serenissima, che si fondevano in questi territori di confine, questa inedita pittura non solo generò autentici capolavori ma rappresentò anche la matrice da cui prese vita l’arte rivoluzionaria di Caravaggio, che qui si formò.

La mostra «Il Rinascimento di Bergamo e Brescia. Lotto Moretto Savoldo Moroni» (dal 2 dicembre al 16 gennaio, catalogo Skira), curata da Francesco Frangi e Simone Facchinetti, promossa da Comune di Milano e Intesa Sanpaolo con Rinascente e organizzata da Civita, presenta, per Bergamo, il «Matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria», 1523, di Lorenzo Lotto (veneziano, ma attivo prevalentemente a Bergamo), un’opera bellissima, purtroppo mutilata in passato, con cui l’artista, sempre squattrinato, pagò «in natura» l’affitto al suo padrone di casa, effigiato dietro ai protagonisti e, con esso, la «Madonna col Bambino e i santi Caterina d’Alessandria, Francesco e l’offerente» del bergamasco Giovan Battista Moroni, 1555 circa, con un ritratto molto realistico del committente.

E, per Brescia, il grande, prezioso «San Nicola di Bari presenta gli allievi di Galeazzo Rovellio alla Madonna in trono con Bambino», 1539, di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, e l’«Adorazione dei Pastori», 1540 circa, di Giovan Girolamo Savoldo, un dipinto caratterizzato dai suoi magistrali effetti materici e dai giochi luministici.

Le altre tre opere, della Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano (tutti ritratti: due, opera di Moroni, uno, di un artista di quell’area), sono invece esposte nei Municipi milanesi.

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