Filetici lascia il Munda dopo poco più di un anno

La scelta desta stupore in quanto stava lavorando a un progetto di lunga gittata per riportare il museo aquilano nella sede del Castello spagnolo

Maria Grazia Filetici. Foto Stefano Miliani La «Madonna di Collemaggio» di Saturnino Gatti in restauro. Foto Munda
Stefano Miliani |  | L'Aquila

Scelta come direttrice del Museo nazionale d’Abruzzo a L’Aquila - Munda quando l’istituto è diventato autonomo nel settembre 2020, a metà novembre Maria Grazia Filetici ha lasciato anzi tempo e a sorpresa l’incarico. Architetto con la reputazione di tallonare fino in fondo cantieri e progetti a lei affidati, napoletana del 1956, ora dirige la Soprintendenza di Latina e Frosinone. Il Munda passa, con delega, a Federica Zalabra appena nominata alla guida della Direzione Regionale Musei dell’Abruzzo al posto di Mariastella Margozzi (che aveva l’incarico a interim). Romana del 1970, Zalabra è una storica dell’arte del ministero e direttore di Palazzo Altieri e Villa Giustiniani per la Direzione Regionale Musei del Lazio.

Maria Grazia Filetici aveva appena presentato un progetto per riportare il Munda dalla sede provvisoria nell’ex Mattatoio a Borgo Rivera al Castello Spagnolo in cui il museo era allestito fino al terremoto del 6 aprile 2009. L’abbandono dell’incarico dopo poco più di un anno desta stupore perché per il Munda Maria Grazia Filetici ha speso energie e impegno in un progetto a lunga gittata.

Architetto, perché ha lasciato il Munda prima della fine del mandato?
Il mio mandato scadeva nell’estate 2022, ma il Ministero della Cultura mi ha chiesto di aderire alla Soprintendenza di Frosinone e Latina, dove sono già in servizio, perché dirigessi dei grandi progetti. Prima di andarmene ho però presentato all’Aquila la proposta per una nuova fisionomia del Museo Nazionale d’Abruzzo alla quale ho tenacemente lavorato e che ha incontrato l’interesse e soprattutto l’attesa di una città dalle potenzialità infinite. La cittadella militare rinascimentale del Castello diventa un centro di produzione, di propulsione, di ricerca, di studio, un Osservatorio del patrimonio puntato sulla sperimentazione e la ricerca (per l’Osservatorio ha richiesto un finanziamento di 10 milioni dai fondi del Pnrr, Ndr).

Ha trovato resistenze, magari non dichiarate, ai suoi programmi?
Resistenze, e un po’ di misunderstanding sull’obiettivo che il Munda ha e che va ricostituito nella sua unità. Sicuramente ho riscontrato una certa lentezza all’interno dell’ambiente dove il museo deve proporre una nuova fisionomia, però secondo me la linea forte del museo avrà la meglio.

La recente apertura per due giorni della sala del mammut ha avuto un gran successo, ma il Castello Spagnolo non sembra possa riaprire prima dell’inizio del 2023.
Non posso confermare le date. Con la nuova soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio Cristina Collettini e con l’architetto Antonio Di Stefano c’è stato un grande confronto e l’apertura del mammut è stata fatta con il Segretariato regionale. C’è unità di intenti. La risposta fortissima del pubblico ci ha posto anche una questione: come restituire tutto il patrimonio di scienza che c’è intorno. Su questo il museo ha avviato una linea di ricerca.

I tempi?
Questo non lo so dire. Nel tavolo tecnico abbiamo posto come priorità la riapertura del mammut. So che il primo lotto dei lavori è di prossima restituzione. Il museo ha avviato un iter di progettazione della prima parte che potrà essere un punto di partenza per l’allestimento.

Nell’ex Mattatoio ha appena aperto una saletta sull’800 e ’900 con opere disperse altrove dal 2009 e incentrata sui «Morticelli» di Francesco Paolo Michetti (1851-1929): il dipinto era nella casa natale di D’Annunzio a Pescara e il trasferimento ha sollevato malumori nella città costiera. Questo le ha creato problemi?
Più che altro ha creato la necessità di chiarire qual è la realtà perché poi le informazioni diventano anche contraddittorie e poco precise. Tra le molte opere in deposito temporaneo dopo il terremoto del 2009 c’erano i «Morticelli», che però furono acquistati dal Museo nazionale d’Abruzzo per la sua collezione. C’è stata una lunga trattativa con il direttore generale dei musei del ministero (Massimo Osanna, Ndr) e quindi i tempi erano maturi. L’ex direttrice della Direzione regionale musei Mariastella Margozzi ha condiviso il progetto.

In seguito al terremoto la raccolta ha appunto opere sparse in più luoghi, per esempio nel Castello di Celano: riportarle all’Aquila sarà complicato?
Penso che sarà complicato. Campanilismo e localismo secondo me non hanno molta ragione di esistere e non attengono alla natura del Munda che è il museo nazionale dell’Abruzzo, un territorio dove l’arte è di tutti e per tutti. Su questo ho insistito molto: è il cuore pulsante.

Ora per il Munda un direttore a tempo pieno non si troverà dietro l’angolo.
Il passaggio di consegne è stato molto molto rapido. Ero disponibile per una supplenza, ma il direttore generale ha ritenuto di attribuirla a una persona di grande levatura culturale quale è Federica Zalabra. Ho nel cuore il progetto per il grande Munda nel Castello per cui ho dato piena disponibilità a coordinarlo come architetto, come avevo fatto a Pompei, a Crotone, a Capo Colonna.

Da direttore ha avuto problemi nella carenza di personale?
Sicuramente sì, è stato un problema. Però ho imparato nei cantieri edili il lavoro che più mi piace, la coesione, e all’Aquila abbiamo un gruppo eccezionale formato da giovani professionisti della società Ales che ha compreso l’importanza dell’obiettivo. Le mie richieste, che sono molto svelte, hanno trovato subito una risposta di altissimo profilo umano, professionale e scientifico, c’è stato un grande entusiasmo che fa la differenza. Concludo ricordando che abbiamo presentato il logo del museo che ha un riferimento grafico alla cittadella fortificata. E stiamo lavorando al restauro di alto profilo scientifico della Madonna di Collemaggio di Saturnino Gatti, che sarà restituita alla Basilica il 20 dicembre. Abbiamo fatto un accordo quadro con la Soprintendenza, l’Arcidiocesi, il Comune e la Prefettura per cui la scultura tornerà al museo dal 9 dicembre dove sarà esposta tra il 10 e il 19. La Madonna è stata oggetto una grande campagna diagnostica e indagini specialistiche confermando attribuzioni e linee importanti per la sua conoscenza.

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