Il Seicento tra sacro e profano

Da Cambi il 24 novembre un’asta a misura di collezionismo «privato»

«Davide e Betsabea» di Domenico Fiasella (particolare). © Cambi
Elena Correggia |  | Genova

L’incanto proposto dalla casa d’aste Cambi al Castello Mackenzie di Genova il 24 novembre vede il Seicento protagonista, fra pittura a tema religioso e importanti nature morte. «Abbiamo composto questo catalogo di dipinti antichi per soddisfare l’ampia domanda da parte del collezionismo “privato”; il settore infatti, dopo una crisi durata qualche anno, sta vivendo una graduale ma costante ricrescita», afferma Gianni Minozzi, esperto di dipinti e disegni antichi di Cambi.

«La vendita si apre con un’interessante sezione di tavole a soggetto sacro databili tra il XVI e il XVII secolo, per poi proseguire con una ricca scelta di dipinti sempre a soggetto sacro, fra cui evidenzierei il grande dipinto raffigurante l’apparizione della Madonna di Niccolò Tornioli, per la cui attribuzione vorrei ringraziare il contributo di Marco Ciampolini», continua Minozzi.

L’olio su tela di Tornioli (stima 10-15mila euro) richiama le esperienze del Tardo Manierismo senese e accoglie al tempo stesso influenze emiliane in un insieme dal rigore compositivo. La scuola barocca ligure trova invece espressione in «Davide e Betsabea», tela del sarzanese Domenico Fiasella (10-15mila), autore che coniuga abilmente il classicismo di Guido Reni con la matrice naturalistica d’impronta caravaggesca. La scena proposta raffigura la bella Betsabea dopo aver ricevuto la richiesta del re Davide di tradire suo marito Uria.

Gli echi caravaggeschi sono ancor più evidenti nel «Profilo di anziano», attribuito a Giuseppe Vermiglio (5-7mila), mentre si riferisce a un artista della scuola romana del XVIII secolo un ritratto di Madonna con il Bambino dal panneggio mosso dell’abito e dalla carnagione di porcellana (6-8mila).

«Ho poi voluto raggruppare le opere dedicate al profano che sono le più ricercate dai collezionisti. Qui troviamo un’ampia selezione di scene, paesaggi e nature morte», conclude Minozzi. Spicca in particolare una coppia di nature morte con cacciagione di Jacob van der Kerckhoven, detto Giacomo da Castello (6-8mila). Van der Kerckhoven fu allievo ad Anversa di Jan Fyt e poi presente a Venezia, apprezzato dalla nobiltà locale per aver introdotto elementi nuovi come la cacciagione nel genere assai richiesto della natura morta. A questa tipologia di dipinti appartiene anche la composizione con zucche e frutti di Michelangelo Pace da Campidoglio, accesa da tocchi di luce e da una pennellata veloce (10-12mila).

© Riproduzione riservata L'«Apparizione della Madonna», di Niccolò Tornioli. © Cambi
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