Biodeteriogeni su Bernardino di Betto

La superficie affrescata della Cappella che il vescovo Costantino Eroli commissionò al Pinturicchio nel Duomo di Spoleto è stata restaurata, mentre in chiesa prosegue il recupero del pavimento con inserti cosmateschi

La Madonna con Bambino e Santi della Cappella Eroli nel Duomo di Spoleto dopo il restauro. Foto M. Achilli © SABAP Umbria Il pavimento del Duomo di Spoleto dopo il restauro
Stefano Miliani |  |  Spoleto (Pg)

La superficie affrescata della Cappella che il vescovo Costantino Eroli commissionò al Pinturicchio nel Duomo di Spoleto è stata restaurata, mentre in chiesa prosegue il recupero del pavimento con inserti cosmateschi. Quel testo pittorico di Bernardino di Betto del 1497 comprende una delicata Madonna con Bambino e santi ed è ricco di dettagli minuziosi, ma ha sofferto da secoli per guasti periodici: la Cattedrale romanica è umida e la Cappella con il Pinturicchio, subito a destra nella navata a monte, ha un microclima problematico.

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, con fondi propri, ha affidato le indagini diagnostiche allo studio di Ippolito Massari, l’ingegnere che condusse indagini analoghe nel 1984. I lavori diretti dallo storico dell’arte Giovanni Luca Delogu, con Giuseppe La Cava responsabile unico del procedimento, sono stati realizzati della ditta Ma.Co.Rè. Le restauratrici hanno risarcito la pellicola pittorica e gli strati preparatori.

Come scrive Delogu, sono stati necessari anche «la disinfezione da colonie di biodeteriogeni, l’estrazione dei sali superficiali e il consolidamento. La pulitura ha potuto porre rimedio a quegli sbiancamenti che dei sali erano uno degli effetti, peggiorati dall’alterazione del protettivo (resina acrilica in soluzione tipo Paraloid), applicato nell’ultimo restauro. Poiché la fuoriuscita dei sali aveva causato diffusi sollevamenti della pellicola pittorica e la polverizzazione di molte delle residue finiture a secco, la reintegrazione pittorica ha risarcito con discrezione le perdite di cromia di alcuni dettagli».

Il pavimento è frutto di tre fasi: il periodo medievale, la ristrutturazione rinascimentale e il rifacimento barberiniano. I lavori progettati da Florian Castiglione e diretti anche in questo caso da Delogu procedono per porzioni, non interrompono il culto e sono a un ottimo stadio. Oltre a pulire la superficie, i restauratori (qui della ditta Tecnireco) hanno rimosso «depositi incoerenti» e reintegrato alcune tessere mancanti con tessere simili, ma distinguibili. Il tutto d’intesa con l’Archidiocesi Spoleto-Norcia.

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