L’infosfera ti guarda e sa tutto di te

Alla Fmav Paolo Cirio veste anche i panni dell’hacker per mettere in guardia dai pericoli di una società interamente digitale

«James Clapper», (2015) di Paolo Cirio, dalla serie «Overexposed». Cortesia dell’artista e NOME, Berlino
Stefano Luppi |  | Modena

Da qualche tempo, come evidenziato anche da «Hyperinascimento, Luca Pozzi», Fondazione Modena Arte Visive-FMAV si dedica al rapporto tra creatività e tecnologie, forte anche della recente nomina da parte dell’Unesco di Modena a «città creativa per le media arts».

Lo conferma, presso la Palazzina Vigarani dei Giardini, anche la mostra a cura di Marco Scotini «Monitoring Control», dedicata al torinese Paolo Cirio e visibile dal 19 novembre al 31 gennaio.

Nato nel 1979 e ora attivo a New York Cirio, presente a Modena con l’installazione «Iris» realizzata per l’occasione e un gruppo di lavori dell’ultimo decennio tra video, arte pubblica e foto, ha una poetica incentrata sulla riflessione riguardo i sistemi mediatici, economici e legali che interagiscono all’interno di quella che viene definita società dell’informazione o «infosfera».

Lungo il percorso sono ordinati pezzi che si focalizzano sulle tecnologie capaci di controllare l’essere umano in tutti i momenti della sua presenza fuori e, forse, dentro casa. Il suo lavoro chiama in causa infatti la sorveglianza possibile oggi attraverso l’intelligenza artificiale, l’uso specifico dei social media e dei big data che sempre più rendono semplice la manipolazione.

Coi suoi lavori però l’artista favorisce anche la consapevolezza verso i pericoli di una società interamente digitale, come dimostra attraverso tattiche da hacker volte all’appropriazione illecita di profili Facebook o all’incursione in database di foto segnaletiche per offuscare i volti degli schedati.

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