La pittura è morta, viva la pittura

In 10 sezioni, con 110 opere di 80 autori, Pieter Fischli racconta la storia del medium a partire dalla fine delle avanguardie

Installation view «Stop Painting», Fondazione Prada, Ca' Corner della Regina, Venezia, 2021.
Lidia Panzeri |  | Venezia

«Un caleidoscopio di gesti ripudiati» è la definizione di Peter Fischli curatore della mostra «Stop Painting» in corso fino al 21 novembre a Ca’ Corner della Regina, sede veneziana di Fondazione Prada. Una provocazione, quella dell’artista-curatore, che sottende però un dato di fatto: quante volte, a cominciare dal fatidico 1840, anno dell’invenzione della fotografia, è stata vaticinata la morte della pittura? L’invenzione del readymade e del collage, la messa in crisi del concetto di autorialità (la «morte dell’autore», decretata da Roland Barthes nel 1968), la critica della pittura quale bene di consumo, in ultimo il prevalere dell’immagine elettronica, rappresentano altrettanti elementi problematici.

Individuati cinque momenti di «rottura», Fischli li riordina in 10 sezioni, con 110 opere di 80 autori, componendo un racconto che evidenzia l’evolversi di questo settore, anche con qualche contaminazione con la scultura: dall’immenso tappeto di stoffa tessuta a mano di Jean-Frédéric Schnyder alle combustioni di Burri e all’automobile di Warhol; dalla pipì di David Hammons al ritratto in argento di Dorian Gray, a firma di Walter De Maria; dall’impronta di pollice di Piero Manzoni alla gabbia di Pistoletto, fino all’inquietante gancio di Carol Rama che tanto richiama un cappio.

E le prese di posizioni: le proteste di fronte al MoMA di New York nel febbraio del 1963; il «Demolish Serious Culture» e il «No more Art» di Henry Flynt, come pure l’autodistruzione di Gustav Metzger nelle strade di Londra nel 1965. La conclusione, in controtendenza, nell’ultima sala: un trionfo della pittura-pittura, a riprova che in ogni artista, anche il più trasgressivo avanguardista come Duchamp, permane un nostalgico desiderio di un antico sapere. Nella foto in alto, uan veduta della mostra con opere di Jana Euler e Karen Kilimnik.

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