Le immagini invisibili di Hirschhorn

Al Maxxi i disturbanti «pixel collage» dell'artista svizzero accostano fotografie di stragi e di moda in un abbinamento paradossale e provocatorio

Thomas Hirschhorn, «Pixel-collage n. 83», 2017
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

Dal 20 ottobre al 6 marzo Thomas Hirschhorn è di scena al MaXXI con una mostra che, come spesso avvenuto nella pratica espositiva del 64enne artista svizzero, comprende singole opere articolate all’interno di una grande opera-installazione. «The purple line» (questo il titolo della mostra curata da Hou Hanru e Luigia Lonardelli) è, infatti, una parete lunga 250 metri e alta 6, rigorosamente viola, che sviluppa il suo movimentato percorso, tra angoli e improvvisi campi di direzione, nell’ambiente della Galleria 3 del museo romano.

Appese a questa parete monocroma campeggiano 118 monumentali immagini costituite dall’accostamento di fotografie di stragi (cadaveri, corpi mutilati, sangue, disperazione) e campagne pubblicitarie di moda, in un abbinamento paradossale e provocatorio: «Mi piace mettere insieme cose che non dovrebbero stare insieme», dichiara Hirschhorn. Le immagini patinate della pubblicità sono tuttavia pixelate, e si possono solo intuire sotto la coltre vaporosa di piccoli rettangoli. Il ciclo, realizzato tra il 2015 e il 2017, si intitola «Pixel-collage», e l’effetto è volutamente disturbante.

Spiega l’artista: «Oggi, nei giornali, nelle riviste e in televisione non capita spesso di vedere immagini di corpi umani distrutti, perché è molto raro che vengano mostrate. Queste immagini sono non visibili e invisibili; si presuppone che possano urtare la sensibilità dello spettatore, oppure soddisfare il suo voyeurismo, dunque il pretesto è di proteggerci da questa minaccia. Ma l’invisibilità non è innocente... Guardare immagini di corpi umani distrutti è un modo per schierarsi contro la guerra e contro la sua giustificazione e propaganda».

Il grado di invisibilità della violenza dell’uomo attuale è simbolicamente alluso proprio dalla scelta del colore viola della parete, indicando con questo dato cromatico la linea percettiva oltre la quale, nel mondo degli ultravioletti, l’uomo non vede nulla.

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