CONTINENTE ITALIA | La mappa di Marcella Beccaria

Collezionisti, critici, curatori, direttori di museo ridefiniscono i confini di un paesaggio molto più vasto di quello spesso soffocato da alcuni meccanismi del sistema dell’arte

Marcella Beccaria. Foto Chiara Bertola
Marcella Beccaria |

Vorremmo mettere ordine. Per alcuni si tratta di riordinare le piccole cose che appartengono al quotidiano, per altri di grandi sistemi. Ma sia che ci si occupi di spazio cosmico, della propria piccola quotidianità, oppure di geopolitica, mi sembra che ci si ritrovi a dover fare i conti con l’entropia, con l’irreversibilità delle trasformazioni avviate.

Il virus che si muove, il bicchiere che va in frantumi, i talebani che marciano su Kabul, il sale che accidentalmente viene travasato nel contenitore dello zucchero… Ovviamente non c’è relazione tra questi eventi, ma è ugualmente vero che questi fatti, e innumerevoli altri, accadono e possono accadere e convivere nello stesso tempo, apparentemente indifferenti all’ordine di grandezza e alla rilevanza etica, storica, e conoscitiva che la nostra mente vorrebbe loro imporre.

So che questo inizio sembra una divagazione, ma mi riesce difficile pensare all’arte come ad un posto al sicuro dalla vita e dalla realtà entropica che continuamente cerchiamo di domare. Ma, anche se intendo che il mio contributo andrà a produrre una lista (perfetto esempio di tentativo di stabilire un ordine razionale), quanto scrivo sopra contiene le ragioni per le quali in questi giorni sto pensando con particolare insistenza al lavoro ad alcuni artisti. Per rispondere alla richiesta di citare artisti italiani sui quali portare o riportare l’attenzione, provo a limitarmi a un’ulteriore prossimità e resto a Torino.

Inizio con Enore Zaffiri (Torino, 1928-2020). Conosciuto da molti, ma meritevole di ben maggiore visibilità, Zaffiri è l’autore di «Musica per unanno» (1968). Considerato l’anno trascorso e quello che va maturando, mi sembra non solo geniale, ma addirittura necessaria, la sua invenzione di un sistema teorico e grafico capace di permettere a ciascuno di prodursi una propria musica, un evento sonoro capace di trasformarsi, come diceva, «impercettibilmente, ma continuamente, in relazione ai mesi, ai giorni, alle ore, ai minuti».

L’ansia del presente, mi porta anche a citare il lavoro, quasi sempre senza titolo, di Angiola Gatti (Torino, 1960). La sua biro, che traccia e ritraccia, fino quasi a scavarla, la superficie della tela, condensa in una precisa azione artistica la profondità di una meditazione logica e la consapevolezza dell’ineluttabilità di un tempo che si muove in una sola direzione e che, anche quando cancella, lascia il segno.

Concludo con Alice Visentin (Torino, 1993). I suo quadri sono un «piccolo mondo intero», risultato di un concetto di arte fatta da storie che scorrono insieme, riuscendo a esaltare, mantenendone il caos, il prezioso valore, intellettuale, sentimentale, fino anche corporeo, che ogni istante, conversazione, incontro potenzialmente contiene.

Marcella Beccaria è Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea

CONTINENTE ITALIA
Una mappa dell'arte italiana nel 2021

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