Un museo per 16 milioni di turisti, firmato Fellini

Il Museo Internazionale Federico Fellini nasce per definire la nuova identità di Rimini con al centro progettazione urbana, infrastrutture, arte e musei, spiega il sindaco Andrea Gnassi

Andrea Gnassi. Foto Lorenzo Burlando
Alessandro Martini |  | Rimini

«Una rigenerazione urbana complessiva, che fa leva sulla forza attrattiva dell’arte come linguaggio universale per allagarsi a nuova via di sviluppo di un’intera comunità»: è l’obiettivo di Andrea Gnassi, 52 anni, per Rimini, la città di cui è sindaco dal 2011 alla guida di una giunta di centrosinistra. Un po’ come Bilbao con il Guggenheim, anche Rimini aspira a ricostruirsi un’immagine, ma soprattutto gli strumenti per una rivoluzione urbana durevole.

L’inaugurazione del Museo Internazionale Federico Fellini, il 19 agosto, è stato l’ultimo atto di una programmazione strategica più ampia, che passa dalla riqualificazione e dalla rigenerazione dei contenitori culturali e dei luoghi storici, tra cui il restauro del Teatro Galli, il nuovo museo d’arte contemporanea Part in sinergia con la Comunità di San Patrignano, la piazza sull’acqua al Ponte di Tiberio.

Nata per il turismo d’élite, di cui è tuttora testimonianza il Grand Hotel inaugurato nel 1908 su progetto di Paolo Somazzi, Rimini è da decenni tra i simboli massimi di un turismo di massa votato al divertimento (la Riviera romagnola accoglie ben 16 milioni di pernottamenti turistici all’anno). Ma è anche l’antica Ariminum di origini romane, una città ricca di monumenti medievali e rinascimentali (tra tutti il Tempio Malatestiano, capolavoro di Leon Battista Alberti, con opere di Giotto e Piero della Francesca).

E proprio su questa sua storia artistica e culturale sta da tempo costruendo un sistema museale, turistico e ambientale di alto livello, a partire dal Parco del Mare, la rigenerazione di 13 chilometri di lungomare avviata nel 2019 e affidata allo studio di architettura italo-spagnolo Miralles-Tagliabue: «Sono in corso investimenti per oltre 250 milioni di euro sul centro storico della città, spiega entusiasta Andrea Gnassi. I motori culturali sono oggi al posto dei motori immobiliari, e al primo posto è la salute del mare Adriatico, che stiamo perseguendo fin dall’inizio del mandato attraverso il Piano di Salvaguardia della Balneazione». Conclude: «È l’idea, ormai condivisa, che la cultura sia parte del nostro destino di comunità, capace di creare luoghi in cui le persone si incontrano».

Lo scorso anno si è inaugurato il Part. Palazzi dell’Arte di Rimini, nel complesso medievale del Palazzo dell’Arengo e del contiguo Palazzo del Podestà. Oggi è la volta del Museo Fellini, dedicato a uno tra i massimi cantori della Rimini che fu e diffuso sui tre spazi di Castel Sismondo, Palazzo del Fulgor e Piazza Malatesta. «Non solo un museo e non un semplice deposito di memorabilia, spiega il sindaco, ma nuova agorà, ovvero luogo di relazioni e narrazioni inedite. Il Museo Fellini si pone al centro di una strategia più ampia di rinnovamento infrastrutturale e valorizzazione del patrimonio culturale e architettonico che sta ridisegnando il futuro urbanistico della città e del suo centro storico. È un luogo che, sulla base del tutto si immagina, celebre detto felliniano, interpreta il cinema del regista riminese non come opera in sé conclusa, ma come chiave per connettere tradizione e contemporaneità».

Sono tre gli assi del suo sviluppo. Nelle sale di Castel Sismondo, la rocca quattrocentesca al cui progetto contribuì Filippo Brunelleschi, Studio Azzurro ha progettato l’allestimento di set felliniani, attraverso la ricostruzione di materiali scenici e l’utilizzo di tecnologie digitali e contenuti multimediali: dal «mare a Rimini» e la «nebbia di “Amarcord”» al piano terreno, agli abiti di scena dei film «Roma» e «Casanova» al piano ammezzato, fino al primo piano in cui si sfogliano le pagine del «Libro dei Sogni», si entra nella Sala della musica e in quella delle altalene, si ascoltano le testimonianze di «Confessionali» e si scopre l’archivio fotografico.

In biglietteria, in quella che era la «casa del custode» del Castello, il pubblico è accolto da un’installazione che riproduce l’apparizione di Alberto Sordi sull’altalena ne «Lo sceicco bianco». La seconda tappa è nel settecentesco Palazzo Valloni, oggi Casa del Cinema, in cui, al piano terra, ha sede il leggendario cinema Fulgor, immortalato in «Amarcord» e ora riallestito con le scenografie progettate dal premio Oscar Dante Ferretti. Gli spazi interni hanno funzioni molteplici e, spiega il sindaco, «attraverso una serie di strumenti visivi, tecnologici e interattivi, è possibile seguire una ricerca personale e innovativa sul mondo del cinema di Fellini».

Al primo piano uno spazio open space è dedicato alla consultazione archivistica, digitale e cartacea, mentre al livello superiore «si può prendere posto nella “stanza delle parole” e poi nello speciale “cinemino” ricostruito secondo le atmosfere degli anni Cinquanta: quasi un “calco” del Fulgor originale, in cui sono proiettati non stop i 24 film diretti da Fellini». Il terzo ancora più ambizioso asse (almeno per le due dimensioni urbane), infine, è Piazza Malatesta, la cosiddetta Piazza dei Sogni, adibita a verde, ad arene per spettacoli e a installazioni artistiche. L’area di oltre 11mila metri quadrati diviene così è un vero e proprio polo culturale che, spiega Gnassi, «abbraccerà, in un anello non solo simbolico, il Museo Fellini, il Teatro Galli e il Part-Palazzi dell’arte, il cui Giardino storico sfuma nell’outdoor del Museo Fellini». Ma, soprattutto, «diventa piattaforma di bellezza, tra verde, storia, arte e cinema».

Su questo rinnovato impianto urbano sono declinate le suggestioni felliniane, in tre diverse aree. «Nell’ingresso nel centro antico, spiega Gnassi, sono ambientate le scene rurali della “campagna”, richiamando le scene di “Amarcord”: all’ombra dei 14 alberi appositamente impiantati, un triangolo verde in cui la campagna torna a toccare la città e i sogni a intrecciarsi con la terra, sono collocate tre grandi lanterne russe e sette fiori di pietra disegnati da Tonino Guerra, poeta, sceneggiatore e grande amico di Fellini. La seconda area, tra il fronte del Castello e il Teatro Galli, è dominata da una lama d’acqua di circa mille metri quadrati di superficie: rievocazione dell’antico fossato, capace insieme di alimentare le suggestioni del passaggio del Rex in “Amarcord”.

Nel terzo spazio, che corre accanto al Teatro Galli, il protagonista è “8 e 1/2”, il capolavoro che ha cambiato la storia del cinema: una grande panca circolare che, come nel finale del film, è un inno alla vita, alla solidarietà, alla voglia di stare assieme
». Da qui si irradia una serie di cerchi luminosi, circa 400 led, che accolgono in un unico segno luoghi identitari del centro storico: il Castello, i palazzi del Part, il Teatro Galli e il Fulgor.

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