Minnie, Pluto e Paperino ripescati nel Mediterraneo

Favole contemporanee e ciliegi in fiore di Damien Hirst

«Goofy» (2020) di Damien Hirst © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021. Foto: Lucio Ghilardi/Prudence Cuming Associates
Guglielmo Gigliotti |

Inaugura il 6 luglio da Gagosian Roma, e rimane visibile fino al 23 ottobre, la mostra «Forgiving and Forgetting» di Damien Hirst. Il titolo fa riferimento al miglior alleato del perdono e dell’oblio, il tempo. In mostra esso è alluso nelle incrostazioni marine che corredano le sculture. Esse sono parte del colossale progetto che sta impegnando l’artista inglese da un quinquennio, e che ha avuto nella mostra del 2017 a Palazzo Grassi, «Treasures from Wreck of the Unbelievable», il suo grande exploit espositivo.

Nella narrazione hirstiana, le opere esposte a Venezia (di cui una parte costituiscono anche la mostra «Archaeology Now» alla Galleria Borghese fino al 7 novembre) sono il frutto di un reperimento in mare di un tesoro disperso dopo un naufragio avvenuto in tempi lontani. È ciò che capita spesso nel Mare Mediterraneo, ma nella mente di Hirst la suggestione della riscoperta assume i toni volutamente kitsch e popolari di una rievocazione fantastica.

Le sculture, in marmo rosa del Portogallo o in marmo bianco di Carrara, attingono infatti tanto alla mitologia greca quanto all’universo Disney, o all’Egitto dei faraoni, mescolando piani storici con spirito ludico e ammiccante. Minnie, Pluto e Topolino dialogano così, nel grande ovale della galleria Gagosian di Roma, con austeri volti egizi o con la centauressa Hylomone. Essa, secondo il mito, si suicidò per la perdita dell’amato marito, il centauro Cyllare, nella battaglia tra centauri e lapiti.

«Tutto dipende da ciò in cui vuoi credere», ha detto Hirst accompagnando questa mostra. Lui crede nella favola contemporanea che sta inscenando nelle gallerie. A far da contrappunto alle opere tridimensionali, l’ultima serie dei suoi dipinti, «Reverence Paintings». Con la serie «Cherry Blossoms», l’artista aveva dirottato la sua consueta accesa policromia, a stesura tendenzialmente puntiforme, verso un bianco totale. Qui, invece, piccoli tocchi di colore e di foglia d’oro tornano a far capolino, per quanto sempre all’interno di una dominanza bianca. La mostra, infatti, si connota per i colori chiari e luminosi di dipinti e sculture.

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