Vittoria bronzea di Raggi a Hong Kong

La vicenda di uno scultore carrarese, emigrato in oriente, trovatosi a fare il ritratto ufficiale della regina

La statua bronzea della regina Vittoria scolpita da Mario Raggi
Marco Riccòmini |

«Di fronte all’Horse Guards è ora visibile una bellissima statua in bronzo di Sua Maestà, opera del Signor [sic] Raggi per un memoriale artistico in celebrazione del Giubileo, da fissare in un luogo di rilievo a Hong Kong, come segno della lealtà di quella colonia alla Regina e del loro attaccamento alla madrepatria», annunciava nel gennaio 1893 «The Illustrated London News».

La notizia era accompagnata da una fotografia della statua a figura intera della regina Vittoria, all’epoca settantaquattrenne, assisa in trono, scettro nella destra, globo nella sinistra, nella posa di un moderno Salvator Mundi. Per un emigrante carrarese come Mario Raggi (1879-1907), arrivare a essere scelto per un ritratto ufficiale della regina era un bel traguardo.

Fusa a Pimlico da H. Young & Co., posta su un alto piedistallo e sotto un elaborato baldacchino, per essere svelata al pubblico cinese l’opera di Raggi dovette però attendere il maggio 1896, ossia il settantasettesimo compleanno della sovrana britannica. E, come si apprende dall’«Hong Kong Daily», le polemiche non tardarono ad arrivare.

Pare infatti che, al posto della severità del metallo brunito, i coloni si attendessero il lucore del marmo, cosa che diede non pochi dispiaceri allo scultore toscano il quale, formatosi a Roma sotto Pietro Tenerani, una volta giunto a Londra aveva dovuto adattarsi a plasmare il bronzo in mancanza del suo amato Bianco apuano. Si arrivò, persino, a parlare di un «malinteso» circa il materiale da impiegare.

Raggi ne soffrì, ma gli si sarebbero rizzati i capelli in testa se avesse saputo che, quando Hong Kong cadde nelle mani delle armate del Sol Levante nel 1941, la sua statua rischiò di diventare ferro per cannoni. Però un sorriso glielo avrebbe strappato la scritta che corre oggi sul suo piedistallo, posta dopo il restauro: «Damaged during Japanese Occupation 1941-45. Restored by Raoul Bigazzi 1952». Perché a riparare i danni causati dai giapponesi fu chiamato un suo conterraneo che, emigrato in Oriente nel 1936, aprì a Hong Kong una fonderia di bronzi artistici: Raoul Bigazzi da Pontremoli (1888-1962).

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