Reggio in quattro atti

Italo Rota firma il nuovo allestimento dei Musei Civici con una divisione in sezioni che spaziano dall'archeologia alla fotografia

La «Venere di Chiozza», risalente al paleolitico superiore
Stefano Luppi |  | Reggio Emilia

Dopo un ripensamento decennale delle proprie collezioni, l’11 giugno i Musei Civici, nati nel 1830 nel Palazzo dei Musei, inaugurano il nuovo allestimento firmato da Italo Rota. L’architetto milanese ha creato di fatto quattro nuove sezioni che affiancano l’allestimento ottocentesco del Museo di Storia naturale Lazzaro Spallanzani (mantenuto).

La sezione «Reggio e gli Este» racconta i 450 anni, dal 1409 al 1859, della famiglia ducale estense nei territori reggiani focalizzando l’attenzione su Ludovico Ariosto con l’esposizione di una copia del Cinquecento dell’Orlando Furioso, sulla spoliazione del territorio di capolavori di Correggio, Carracci e Reni, su altri autori fino a Fontanesi.

La nuova area archeologica «Terra di incontri», di 700 mq, ha un’impostazione cronologica con «varchi» che comparano oggetti di diverse epoche: analizza l’evolversi del territorio con la ricostruzione di una capanna terramaricola dell’Età del Bronzo, cippi funerari, reperti d’epoca romana e un focus sulla necropoli neolitica di Chiozza di Scandiano (Re); segue il «Museo planetario», dedicato alla Via Emilia attraverso un diorama che riassume l’intero museo, a partire dal «primo abitante» di Reggio Emilia, la celebre «Venere di Chiozza», del Paleolitico superiore.

Il nuovo spazio fotografico focalizza l’attenzione su Luigi Ghirri (1943-92) e raccoglie un patrimonio di immagini di Paolo Veronesi, Nino Migliori, Franco Vaccari, Paola de Pietri, Mario Dondero, Walter Niedermayr, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri e Giovanni Chiaramonte.

© Riproduzione riservata Rendering dello Studio Rota relativo alla sezione riguardante l'arte nell'800 Il Palazzo dei Musei di Reggio Emilia
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