Il distanziamento di oggi, la movida di ieri

La XXIV edizione di PhotoEspaña dal 2 giugno al 30 settembre

Roberta Bosco |  | Madrid

Dopo un’edizione segnata dalla pandemia e dall’incertezza, il festival PhotoEspaña torna (dal 2 giugno al 30 settembre) con un programma che affronta le questioni sociali più incandescenti. Due mostre, una della Walther Collection sulla fotografia panafricana, e l’altra dedicata agli sguardi femminili della fotografia nazionale e internazionale, sono i cardini di questa XXIV edizione che valorizza i lavori di tre premi nazionali: Montserrat Soto con le immagini sul nomadismo contemporaneo che ha scattato negli ultimi 15 anni, Isabel Muñoz con un’installazione interattiva sull’ambiente e sull’uso responsabile dell’acqua e Ouka Lele con le foto della movida degli anni ’80, di cui fu anima e musa.

Gli autori spagnoli hanno un ruolo importante, a cominciare dalla rassegna dedicata a Gerardo Vielba (1921-92), fondatore della Scuola di Madrid, movimento che a metà Novecento impresse un drastico cambiamento di tendenza nella fotografia madrilena, fino a quel momento legata al pittorialismo. Il festival rende omaggio poi a Leopoldo Pomés (1931-2019), uno dei grandi rinnovatori della fotografia spagnola, con 85 immagini (30 inedite), scelte dalla sua compagna di vita e lavoro Karin Leiz, che ne evidenziano le ossessioni ricorrenti. Il Museo ICO raccoglie in una rassegna le principali commissioni fotografiche realizzate in Spagna tra il 1983 e il 2009, mentre le nuove generazioni hanno la loro vetrina nella collettiva «Futures» e nella mostra degli studenti del Master PhotoEspaña.

Le fotografe sono protagoniste di due importanti monografiche: una della canadese Margaret Watkins, pioniera all’inizio del ’900 dell’immagine pubblicitaria a cui si dedicò con uno stile che anticipa le future rivoluzioni estetiche; e l’altra della statunitense Barbara Morgan, nota per i fotomontaggi sperimentali, gli innovativi lavori sulla danza contemporanea e il sodalizio con Martha Graham.

Per ricordare altri tempi non lontani, ma così diversi da questo presente di distanziamento sociale e disinfettante, una rassegna a cura di Vicente Todolí ricorda la vita notturna attraverso le foto scattate da Timm Rautert nel Crazy Horse di Parigi nel 1976 e da Tod Papageorge nel Club 54 di New York, un anno dopo. La nuova sede permanente del festival, la PHE Gallery, accoglie selezioni di libri di fotografia, incontri, conferenze e seminari.

Memori dell’importanza della partecipazione del pubblico nella scorsa edizione, a luglio verrà lanciato il bando Visit Spain, progetto con il quale gli spagnoli sono inviatati a mostrare ciò che li circonda e a condividere la ricchezza del territorio. Come avvenuto la scorsa edizione con il progetto PHEdesdemibalcón (PHEdalmiobalcone), da settembre, al termine del festival una selezione delle immagini partecipanti sarà visibile in mostre all’aperto in varie città.

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