L’archeologo diventa manager

Doppio incarico per Francesco Muscolino: da novembre alla guida del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, ora è ad interim anche direttore regionale dei Musei della Sardegna

Francesco Muscolino
Graziella Melania Geraci |  | Cagliari

Francesco Muscolino, archeologo, studioso, autore di numerosi saggi, funzionario per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Lombardia, direttore dell’area archeologica di Castellammare di Stabia nell’ambito del Parco Archeologico di Pompei, oggi è a capo della Direzione Regionale Musei della Sardegna, nomina ad interim, fino a dicembre 2021, e che, come per la Basilicata, combacia anche con la direzione del museo autonomo, il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Direttore Muscolino, quali sono le attuali urgenze per i musei regionali?
In questi mesi seguire i molteplici lavori in corso dei vari riallestimenti museali come a Sassari, a Porto Torres e a Nuoro.

È la prima volta che dirige un museo autonomo. Come si sente nelle funzioni di manager?
Il direttore di un museo autonomo, indipendentemente dalla sua formazione culturale, deve occuparsi di tutto, per esempio del bilancio. Nel caso di un nuovo istituto bisogna occuparsi della creazione dei vari uffici in cui si articola, degli aspetti tecnici come la manutenzione delle strutture. Insomma non mi occupo più molto di archeologia.

Che cosa significa autonomia?
Innanzitutto autonomia finanziaria e gestionale. Il museo ha un suo bilancio, un suo consiglio di amministrazione, un collegio di revisore dei conti, un comitato scientifico che può stabilire le proprie linee culturali, i propri progetti, i propri programmi. Il Ministero ha dato delle linee guida comuni a tutti gli uffici, linee generali da seguire per le collaborazioni, i partenariati e il rapporto con il territorio. Abbiamo, ad esempio, una convenzione con il CSR4 che è un ente di ricerca regionale che ha prodotto tavoli interattivi e un videogioco di carattere culturale a tema nuragico presentato a settembre, il tutto accessibile nel museo.

La nuova condizione museale a Cagliari porterà anche a ripensare gli allestimenti?
Una parte del museo è abbastanza all’avanguardia, ma gli altri piani vanno un po’ ripensati, in alcuni punti mancano ad esempio le didascalie in inglese, o le scritte hanno caratteri troppo piccoli e dunque verrà fatto un progressivo riallestimento. Uno degli obiettivi è di esporre il più possibile. Pinacoteca e Museo sono già allestiti mentre andranno esposti in maniera più estesa e permanente la collezione etnografica, quella di armi ecc., attualmente esposte solo in parte. Quest’anno presenteremo un cimelio dantesco molto importante, proprio in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante.

Avete mandato importanti contributi sardi all’estero. Dove?
Anche nel periodo di pandemia il Museo è stato molto coinvolto nella politica dei prestiti per mostre nazionali e internazionali: alcuni dei pezzi andranno a Berlino e un busto di Nerone è attualmente al British Museum nella mostra a lui dedicata.

Come pensa debba adattarsi un museo ad un pubblico che non ha una formazione culturale specifica?
Non bisogna dare per scontato che il pubblico abbia nozioni storiche precise, bisogna guidarlo. Nel caso del Museo di Cagliari, soprattutto per la parte archeologica, un piano è concepito come introduzione all’archeologia della Sardegna dal Neolitico al Medioevo. In passato inoltre il Museo è stato premiato per l’attenzione a un pubblico diversamente abile.

Legge i commenti e le recensioni sul web lasciati dai visitatori del museo?
Certo, il confronto è importante. Soprattutto ho guardato le critiche, ad esempio la mancanza di un bancomat in biglietteria: adesso ci sarà quando riapriremo. Abbiamo anche una casella di posta a cui il pubblico può mandare le segnalazioni.

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