Dieci musei per le Marche

Dalla preistoria alla fotografia, gli enti della Direzione Regionale stanno cambiando volto

Museo Statale di Ascoli Piceno. Mosaico policromo con erma bifronte (I d.C.). Foto Direzione Regionale Musei Marchedel XVI secolo. © Direzione Regionale Musei Marche
Stefano Miliani |

Dall’Archeologico di Ancona alle raccolte di Ascoli, ai borghi come Cingoli oppure Numana, la Direzione Regionale Musei Marche include dieci gioielli culturali: sette focalizzati sull’archeologia, due le Rocche di Gradara e Senigallia e il Museo Tattile Statale Omero nella Mole Vanvitelliana di Ancona. L’ex Polo museale (così si chiamavano le odierne Direzioni Regionali del MiC) sta cambiando, fa sapere il direttore della Galleria Nazionale delle Marche e della Direzione Regionale Musei Marche, Luigi Gallo: «Tutti i nostri musei sono interessati da progetti di allestimento e rinnovamento. Abbiamo alcune delle principali raccolte archeologiche dell’Italia adriatica. Quella di Ancona è un fiore all’occhiello nel bellissimo Palazzo Ferretti, cinquecentesco, restaurato e integrato nel ’700 dal Vanvitelli. La collezione ha testimonianze straordinarie come le incredibili sepolture galliche con le tre corone d’oro e la Venere di Frasassi: per valorizzarla abbiamo prestato sessanta reperti per la mostra alle Scuderie del Quirinale, “Tota Italia”, sulla romanizzazione dell’Italia fra il IV e il I secolo a.C. Frattanto con un progetto di rifinanziamento vogliamo riprendere l’allestimento storico dell’architetto Franco Minissi. E una convenzione con la Scuola di specializzazione in restauro architettonico di Napoli ci permetterà di tracciare le linee guida del restauro di Palazzo Ferretti e di adeguare il percorso espositivo ai disabili».

L’Archeologico di Ascoli, nel cinquecentesco Palazzo Panichi, ha eccelsi bronzi piceni e un mosaico romano: «Conto di aprire entro l’anno la straordinaria sezione preistorica con il nuovo allestimento progettato da Cecilia Carlorosi, nostro architetto, prosegue lo storico dell’arte. Voglio però anche ricordare gli altri musei, più piccoli per dimensioni, ma non per importanza. Ad esempio Arcevia (An), che in un ex convento conserva reperti importantissimi in relazione diretta con gli scavi prospicienti, il che ci racconta anche che cos’è l’archeologia moderna».

La Rocca di Gradara quest’anno ha in programma celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante: «La tradizione vuole che abbia ospitato le vicende di Paolo e Francesca, ricorda Gallo. Noi abbiamo il controllo scientifico, la gestione è del Comune, che lavora bene e con il quale abbiamo una convenzione». E per la Rocca di Senigallia? «È bellissima e fondamentale per la storia dell’architettura militare tra ’400 e ’500; lì lavorarono gli architetti Luciano Laura e Francesco di Giorgio Martini e passò Leonardo, osserva il direttore. Dato che Senigallia è Città della Fotografia delle Marche stiamo attivando una convenzione con l’Istituto Centrale del Catalogo e della Documentazione diretto da Carlo Birrozzi, in modo che per tre anni tenga mostre fotografiche: la prima, a luglio, è del fotografo Mario Cresci».

Un interrogativo: il Ministero non dovrebbe sostenere con più forza le Direzioni Regionali? Gli ex Poli museali hanno sofferto per scarsa attenzione e poco personale. «Siamo davanti a un cambiamento da salutare con gioia, risponde Gallo. La Direzione Generale dei musei ha molto a cuore le reti dei musei italiani che io chiamo “di frontiera”. Questo ci aiuterebbe ad approntare anche con più personale la rinascita dei musei diffusi nel territorio». Il legame con i borghi e le città è cruciale.

«La mission della Direzione Museale è proprio il colloquio con la territorialità che c’è sempre stato e che ora viene rafforzato, risponde Claudia Casavecchia, funzionario per la comunicazione e direttrice della sede di Arcevia. La politica ministeriale è quella di aprirci al territorio, a livello locale avevamo già attivato un dialogo con i Comuni, la Regione, l’Icom e l’Istat per attivare progettazioni, per ora congelate, ma non fermate dalla pandemia. La carta vincente è che le comunità sentano i musei come luoghi propri».

Tanto più deve valere nella realtà marchigiana dove si riscontrano «difficoltà oggettive» nei trasporti. Il rilievo è pertinente: «Le Marche hanno poche stazioni ferroviarie e l’argomento del trasporto nelle aree interne andrebbe affrontato in un discorso condiviso», afferma Claudia Casavecchia. Che, al di là dei collegamenti su strada ferrata assenti o inadeguati, rivendica: «Noi ci muoviamo. Stiamo attivando riduzioni sui biglietti nei nostri musei nei circuiti cittadini in sinergia con le amministrazioni comunali. Senza dimenticare gli altri portatori di interesse, la Regione e le associazioni culturali, con i quali il colloquio è sempre aperto».

© Riproduzione riservata Ancona, Palazzo Ferretti, Museo Archeologico Nazionale delle Marche. Salone delle Feste. Particolare del soffitto, seconda metà del XVI secolo. © Direzione Regionale Musei Marche
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