Le comunità resilienti oggi e domani

Il Padiglione Italiano della Biennale di Architettura di Venezia presentato dal curatore Alessandro Melis

Evoluzione del logo del Padiglione Italia
Alessandro Martini |

Biologia dell’evoluzione e cooptazione funzionale, ecologia e progetto, ricerca scientifica e transdiscipinarità, crossover tra le arti e narrativa, giustizia sociale e futuro visionario, intelligenza artificiale e comunità resilienti: l’architetto Alessandro Melis, 51 anni (sardo ma titolare a Pisa dello studio Heliopolis 21 con il fratello Gian Luigi), è un fiume in piena. Oggi ha presentato (rigorosamente in streaming) il «suo» Padiglione Italiano alla Biennale di Architettura di Venezia, che si aprirà il 22 maggio con il titolo «Comunità resilienti». E poi, ancora, creatività e creazionismo, educazione e responsabilità, limiti e prospettive, dimensione fisica e struttura sociale: «Non sarà solo una mostra, ma un laboratorio, i cui contenuti sono l’esito di un lungo lavoro di confronto, grazie anche a un ricchissimo advisory board, internazionale e transdisciplinare. L’architettura ha il ruolo di regia, utilizza i contributi di tutte le discipline per realizzare delle visioni».

Il Padiglione Italiano, da lui curato all’interno delle Tese delle Vergini, «non vuole rappresentare il meglio dell’Italia oggi, nel campo dell’architettura e delle creatività, ma raccontare come l’Italia può contribuire alle necessità del mondo e viceversa». Il titolo, fortemente evocativo ma che racconta molte delle passioni e degli studi condotti da Alessandro Melis nel corso degli anni (è stato docente in Nuova Zelanda, ora alla University of Portsmouth, in Gran Bretagna), è «Comunità resilienti» (di cui il sito costituisce, con la ricchezza delle sue proposte, un indispensabile completamento): «La resilienza risiede nella complessità, come ci hanno insegnato durante la crisi pandemica i borghi storici, compatti e multifunzionali, molto più reattivi rispetto a molte porzioni delle città contemporanee».

Gli fa eco il presidente della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto: «Cambiamenti climatici, emergenza sanitaria, prospettive per il domani… Mai come oggi i curatori della Biennale di Architettura sono “monitor” del presente per cercare soluzioni per il futuro». Presente anche Onofrio Cutaia, direttore generale Creatività contemporanea del Ministero della Cultura, e commissario del Padiglione Italiano: «A partire dal 22 maggio, giorno di apertura della Biennale, saranno mesi ricchi di attività e di eventi. Perché la Biennale di Architettura rientra per la Direzione generale Creatività contemporanea in un più vasto progetto, in cui l’architettura è protagonista di un incontro tra le arti contemporanee. Oggi, come tutti, anche i nostri artisti sono e devono essere resilienti. Saranno molti i momenti di pensiero comune nel corso dei prossimi mesi», spiega.

«Sono tante le sfide in questa Biennale e nel Padiglione Italiano, interviene il ministro Dario Fanceschini, a partire dal dimostrare che è possibile svolgere eventi culturali in condizioni di sicurezza. L’altra sfida è quella propria della Biennale: guardare avanti, anticipare i grandi cambiamenti. Oggi si aggiungono le incognite, individuali e collettive, sul mondo che sarà. La pandemia sarà una parentesi, destinata a chiudersi, oppure molte cose sono destinare a cambiare nei comportamenti individuali e nelle dinamiche collettive? Forse oggi, ci domandiamo, le città verrebbero edificate in modo diverso, così come i condomini, gli spazi comuni, le nostre stesse abitazioni?».

Conclude il curatore Alessandro Melis: «La sfida del futuro è progettare città sufficientemente complesse, variabili e “ridondanti” per essere adattabili alle mutazioni che ci attendono: non solo utili al distanziamento che tutti oggi cercano, ad esempio, perché i rischi, le mutazioni, gli eventuali “spillover” del futuro potrebbero proporre urgenze e necessità del tutto differenti da quelle imposte dal Covid-19. Certo è che il futuro ci chiederà di essere flessibili, vigili e reattivi. È importante avere non tanto una città complessa, ma una società matura e “ridondante” capace di concepire e progettare la complessità delle città di domani».

© Riproduzione riservata Alessandro Melis
Altri articoli di Alessandro Martini