Zuchtriegel bisserà Osanna

L'archeologo italotedesco guiderà Pompei grazie ai risultati raggiunti a Paestum

Gabriel Zuchtriegel
Graziella Melania Geraci |  | Pompei (Na)

Il nuovo direttore del Parco Archeologico di Pompei, fresco di nomina del ministro Franceschini e vincitore su 44 candidati, è l’archeologo italotedesco Gabriel Zuchtriegel, 39 anni. Originario di Weingarten, nel sud della Germania, è laureato in Archeologia classica, Preistoria e Filologia greca alla Humboldt-Universität di Berlino, ha un dottorato in Archeologia a Bonn ed è stato docente di Arte e Archeologia greca e romana all’Università di Bonn e all’Università della Basilicata.

Dal 2015 dirige il Parco e il Museo Archeologico di Paestum e Velia. È stato proprio l’ottimo lavoro svolto in questi anni che lo ha portato a essere scelto tra la rosa di candidati, secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro Franceschini. Nomina che ha provocato le immediate dimissioni di due dei quattro membri del Comitato scientifico del Parco Archeologico di Pompei, Irene Bragantini e Stefano De Caro, perché, dichiara quest’ultimo, «difficile che abbia l’esperienza sufficiente per decidere, gestire e dirigere la conservazione e soprattutto i restauri, dove è molto facile sbagliare ma impegnano milioni e milioni».

Questioni simili a quelle sollevate per la prima nomina di Zuchtriegel nel 2015, che lo portò a essere il più giovane, a soli 34 anni, dei superdirettori della procedura pubblica internazionale, e allora tra i criticatissimi (da alcuni) direttori «stranieri». Oggi a 39 anni, dopo 5 a Paestum, si avvicina al traguardo dello stesso De Caro che a soli 41 anni fu soprintendente per i Beni archeologici di Napoli e Caserta. Le polemiche erano anche legate alla nazionalità tedesca dell’archeologo che da luglio scorso, però, con giuramento davanti al sindaco di Matera, ha acquisito anche la cittadinanza italiana.

Prima della nomina a Paestum aveva già lavorato a Pompei nella segreteria tecnica del Grande Progetto Pompei e per la mostra «Pompei e l’Europa 1748-1943», a cura di Massimo Osanna, Maria Teresa Caracciolo e Luigi Gallo. Con lui il Parco Archeologico di Paestum ha visto numerosi cambiamenti, a partire da una nuova immagine coordinata, nuovi scavi, una crescita esponenziale di parternariati e del numero di visitatori, la possibilità di accesso all’interno dei templi, prima visitabili solo esternamente, un progetto di riallestimento museale con lavori innovativi, la nuova collana di pubblicazioni scientifiche «L’Argonautica» e una serie di iniziative legate all’archeologia pubblica, con cantieri aperti e coinvolgimento dei visitatori, come per le aperture dei depositi del museo anche per i diversamente abili.

Nel giugno 2016 Zuchtriegel si fece ritrarre in carrozzina per sperimentare in prima persona i nuovi percorsi per disabili, foto che postò sul proprio profilo Facebook. Nel 2019, tuttavia, Zuchtriegel ha chiuso il proprio account in polemica con l’uso spropositato dei social, traumatizzato dalle immagini in diretta della strage in Nuova Zelanda. Sull’uso dei social non la pensano così invece in Cina, dove il profilo del Parco Archeologico di Paestum è un successo su Weibo (il network più diffuso) in seguito alla mostra itinerante, sotto la direzione di Zuchtriegel, del gennaio 2019 all’Hebei Museum a Shijiazhuang di ben 135 reperti del sito e una ricostruzione della Tomba del tuffatore.

Il neodirettore ha anche mostrato di amare la musica, esibendosi come pianista e raccontando il «senso del classico». Sotto il suo mandato, nel luglio 2020 Riccardo Muti ha diretto l’«Eroica» di Beethoven davanti al Tempio di Nettuno a Paestum.

Zuchtriegel terrà l’interim della presidenza a Paestum fino alla prossima selezione internazionale e ha ben chiari i suoi obiettivi a Pompei: «Al centro saranno il lavoro con il territorio, con i siti minori e la buffer zone, pensata con il Grande Progetto Pompei e che ha appena iniziato il suo cammino. Passare a una tutela sempre più preventiva usando tecnologie innovative, come sperimentato a Paestum, dai droni, ai sensori ai satelliti. Altro tema importante sarà l’archeologia pubblica: diffondere le ricerche anche con il digitale per un’idea di archeologia che non è solo il vaso esposto ma un processo da condividere con le persone».

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Graziella Melania Geraci