Ripartiamo da Brandi

Il futuro della Pinacoteca Nazionale di Siena secondo la neodirettrice Elena Rossoni

Elena Rossoni in una sala della Pinacoteca Nazionale di Siena
Stefano Luppi |  | Siena

Elena Rossoni, storica dell’arte nata a Bergamo nel 1965, ha assunto il ruolo di direttrice, all’interno della Direzione Regionale Musei della Toscana, della Pinacoteca Nazionale di Siena e dei siti di Palazzo Chigi alla Postierla, Chiesa di Santa Maria delle Nevi, Chiesa del Santuccio, Cappella del Taja c/o ex Palazzo Barabesi (tutti a Siena), Eremo di San Leonardo al Lago di Monteriggioni (Si) e Villa Brandi a Vignano (Si). Dal 2015 al 2020 è stata alla guida della Pinacoteca Nazionale di Bologna, dove operava fin dal 2005 come responsabile del Gabinetto Disegni e Stampe. Tanti i volumi pubblicati su vari aspetti dell’arte dal XVI al XVIII secolo e le mostre curate.

Qual è la situazione e quali sono i suoi progetti?

Sono arrivata in Toscana nel mezzo della pandemia, con una città completamente vuota, quasi surreale, bellissima. Le sedi erano chiuse, ma all’interno andavano avanti diversi lavori di miglioramento della sicurezza già messi in cantiere dalla Direzione Musei della Toscana, in dirittura di completamento. L’obiettivo ora è quello di progettare interventi sulla parte propriamente destinata alla fruizione, con la creazione di apparati comunicativi e un rinnovamento dell’allestimento. Obiettivi impegnativi che si dovranno confrontare con le risorse disponibili, ma vogliamo rendere sempre più accogliente e inclusiva la Pinacoteca dagli straordinari capolavori. Così come è necessario ripartire dal progetto originario di Cesare Brandi, per rileggerlo in relazione ai risultati dei numerosi studi degli ultimi decenni, ricordando che conserviamo anche la sua villa e l’importante archivio che andrà digitalizzato.

La Pinacoteca non andrà, come si ipotizzava, a Santa Maria della Scala?

Non vi è nessun progetto che riguardi quel trasferimento. La sede di Palazzo Bonsignori, donata a suo tempo dalla famiglia per essere sede della Pinacoteca e quindi vincolata a quell’uso, è quella su cui ci si deve concentrare e sono convinta che gli ambienti, se ben rinnovati, siano adatti ad accogliere al meglio una collezione di livello internazionale, con il percorso dell’arte senese dal ’200 al ’600.

Che cosa prevede per la Collezione Spannocchi?
Il progetto discende da un accordo del 2017 tra Mibact e Comune di Siena: la Spannocchi-Piccolomini, con opere anche dalla collezione Gonzaga di Mantova e da Trento, viene trasferita nell’ex ospedale Santa Maria della Scala con un catalogo che porterà nuova luce sia sulla storia della collezione sia sulle opere. Rimangono invece in Pinacoteca, in una sala appositamente allestita, i cartoni di Beccafumi per il pavimento del Duomo di Siena, opere importantissime già acquistate da Tiburzio Spannocchi nel ’500. La Pinacoteca Nazionale rimarrà così inclusa nel percorso di visita, raccordo tra Santa Maria della Scala e il Duomo. L’inaugurazione è prevista per il 19 marzo, Covid permettendo.

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