Utopie, distopie e apocalissi nella letteratura

Mondi immaginari, benevoli e malvagi, dal ’500 al Covid-19

Klaus Wanker, «Isole dei beati», 2019
Flavia Foradini |  | Vienna

Il tema della nuova mostra del Museo della Letteratura, in programma fino al 25 aprile, era scelto da tempo, ma il Covid-19 l’ha reso congeniale a questo periodo. «Utopie e Apocalissi. L’invenzione del futuro nella letteratura» conduce dritti al cuore di istanze oggi più che mai fondamentali, legate alla visione di ciò che potrebbe accadere.

All’ingresso, l’installazione di Klaus Wanker «Isole dei beati» (2019) proietta il visitatore in una dimensione di misteriosi mondi fluttuanti, e nella mostra è la fantascienza a giocare un ruolo preminente. Il percorso espositivo esplora tuttavia il variegato cosmo di immaginari mondi ora benevoli ora maligni prendendo le mosse dal XVI secolo, con un’edizione a stampa datata 1518 della celebre Utopia con cui Tommaso Moro delineava una società ideale e che diede impulso a secoli di un sempre vivace filone sia letterario che pittorico che cinematografico.

In mostra vi sono pure alcune fantasiose mappe allegoriche, fra cui la barocca «Accurata Utopiae Tabula», e una seicentesca edizione riccamente illustrata della Bibbia di Lutero, contenente pregevoli xilografie sull’Apocalisse di Giovanni. Avvicinandosi al nostro tempo, il percorso si focalizza sulla produzione letteraria internazionale, sottolineando come sia le utopie che le apocalissi diano forma a ciò che ancora non è, a ciò che necessariamente porta novità, producendo una cesura con lo status quo.

Una sezione della mostra è dedicata al cinema, con locandine, fotografie e video, a cominciare dal leggendario «Metropolis» di Fritz Lang, del 1927, per giungere alla saga di «Guerre stellari». I nuovi sviluppi della pandemia hanno suggerito ai curatori un ampliamento del percorso con una «Biblioteca pandemica»: un’ampia scelta di opere che si sono confrontate con virus ed epidemie, prima fra tutte il Decamerone di Boccaccio.

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