Le immagini dal Rinascimento a Instagram

C'è un paradigma strutturale per i creatori (da Raffaello a Kubrick, ai selfie) e per chi le guarda. L'indagine di Riccardo Falcinelli

«Baccanale» di Sebastiano Ricci, Los Angeles, County Museum of Art
Carlotta Venegoni |

Il volume di Riccardo Falcinelli propone un’inattesa lettura delle immagini, che siano esse dipinte, fotografate o fotogrammi di pellicole cinematografiche. L’autore va oltre alla ricerca del significato e dell’iconografia che, seppur fondamentale, è intrinseca del momento storico in cui l’immagine è stata prodotta. Concentrandosi solo sul significato si rischierebbe infatti di guardare più alla storia che alla storia dell’arte. Falcinelli quindi ricerca e sviluppa la struttura delle immagini, scardinandola, per analizzare i diversi fattori che la compongono.

Non si pone più la domanda «Che cosa simboleggia?» bensì «Come funziona?». Il testo, lontano dal voler essere un formulario tecnico, dimostra invece come esista un paradigma strutturale, un problema culturale che da sempre coinvolge chiunque produca un’immagine, da Raffaello a Kubrick, da Leon Battista Alberti al selfie sui social network.

L’autore analizza il punto di vista scelto, il luogo e la maniera in cui l’immagine viene esposta. Si considera il posizionamento del soggetto: se centrato o meno, dritto, inclinato o rovesciato, se ritratto integralmente o tagliato o nascosto; se inquadrato dentro a un altro quadro o ancora se sfocato. Orizzonti, diagonali, strutture triangolari, linee sinuose, spazi vuoti si nascondono negli insiemi visivi.

Falcinelli indaga anche sul posizionamento di chi osserva: un dipinto impressionista guardato da molto vicino mostrerà qualcosa di sé completamente diverso rispetto a un dettaglio di una tavola di Van Eyck. Importanti sono anche proporzione e forma dell’immagine (rettangolare, centinata, ovale), così come la presenza o meno di cornice nel progetto originale.

Sul piano percettivo non è poi secondario l’affiancamento di immagini, le quali si influenzano a vicenda; o ancora il riconoscimento di quello che vediamo, in cui le nostre emozioni, comandate dalla psiche, saranno diverse a seconda che si osservi un’immagine iconica, astratta oppure pornografica. Al lettore sarà evidente quanto le immagini, oltre a rappresentare qualcosa, possiedano un’autonoma struttura compositiva complessa e articolata, scelta con decisi intenti da chi l’ha prodotta, fondamentale per fruire dell’immagine stessa e per supportare e servire quel significato che, nell’immediatezza del primo sguardo, viene, più o meno inconsciamente, ricercato dallo spettatore.

L’autore, utilizzando una prosa vivace corredata da un esaustivo apparato grafico e fotografico, si propone di influenzare il nostro modo di guardare all’arte e alle immagini, indipendentemente dal fatto che siano state prodotte da pittori, fotografi o registi e a prescindere del tempo che le ha viste nascere: dal paleolitico al Rinascimento, dall’epoca moderna all’era di Instagram.

Figure. Come funzionano le immagini dal Rinascimento a Instagram, di Riccardo Falcinelli, 528 pp., 500 ill. col., Einaudi, Torino 2020, € 24

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