Matisse è un libro aperto

Un volume di Aragon del 1971 dà il titolo alla mostra del Centre Pompidou

«Marguerite au chat noir» (1910), di Henri Matisse (particolare). © Succession H. Matisse. Foto © Centre Pompidou, Mnam-Cci/Georges Meguerditchian/Dist. Rmn-Gp
Luana De Micco |  | PARIGI

La mostra del Musée d’art moderne del Centre Pompidou «Matisse, come un romanzo» nasce come omaggio per i 150 dalla nascita del maestro francese del XX secolo, capofila dei Fauves, nato il 31 dicembre 1869. Omaggio che il museo parigino ha dovuto rinviare di qualche mese, a causa della crisi sanitaria: la grande retrospettiva, che si sarebbe infatti dovuta aprire a maggio, è allestita ora, dal 21 ottobre al 22 febbraio.

Il Centre Pompidou presenta più di 230 opere, con 50 tra pitture e sculture, a cui si aggiungono numerosi documenti d’archivio. Il museo ha molto attinto dalla sua collezione, che negli anni si è arricchita per i generosi doni della famiglia dell’artista, tra cui «Margherita con gatto nero», lavoro del 1910, entrato nei fondi del museo nel 2013.

Del Centre Pompidou sono anche l’iconica «Camicetta rumena» (1940) e la monumentale «Tristezza del re» (1952), realizzata con la tecnica dei papiers découpés. Si aggiungono poi i numerosi prestiti dei due musei Matisse francesi, quello di Nizza e quello di Cateau-Cambrésis, città natale dell’artista, e i prestiti del Musée de Grenoble, da cui arriva, a titolo eccezionale, «Interno con melanzane» (1911), sola opera conservata in Francia della serie degli «interni sinfonici», in cui rientra anche «L’atelier rosa», dello stesso anno, conservata al museo Puškin di Mosca.

Il titolo della mostra trae spunto dal libro di Louis Aragon Henri Matisse, roman che fa da «filo rosso» alla mostra, curata dalla conservatrice Aurélie Verdier. Il libro, pubblicato da Gallimard nel 1971, era nato grazie all’amicizia del romanziere e dell’artista, che si erano incontrati nel 1941. Un volume ancora considerato oggi nella storia dell’arte senza eguali, non essendo né una classica monografia, né un saggio di critica. Il percorso cronologico, diviso in nove capitoli, si apre sulle prime tele che Henri Matisse, formatosi nell’atelier di Gustave Moreau, dipinse verso il 1896.

Una sezione è dedicata all’estate 1905, momento chiave in cui l’artista, insieme ad André Derain, che lo aveva raggiunto a Collioure, nel Sud della Francia, inventa un nuovo modello di immagine. Di quel periodo è lo splendido «Autoritratto» (1906) prestato dallo Statens Museum for Kunst di Copenaghen. La mostra si chiude sulle gouache monumentali degli ultimi anni (1951-54), con un focus dedicato al progetto della cappella di Santa Maria del Rosario di Vence, in Provenza, le cui vetrate sono un trionfo di colori (1948-51).

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