Piranesi è ovunque

I 300 anni dalla nascita dell'incisore e architetto celebrati all'Istituto centrale per la grafica

«Ampio magnifico porto» (1749-50 ca) di Giambattista Piranesi (solo matrice)
Guglielmo Gigliotti |  | ROMA

Dal 15 ottobre al 31 gennaio l’Istituto centrale per la grafica, con la mostra «Giambattista Piranesi. Sognare il sogno impossibile», celebra il terzo centenario della nascita dell’incisore e architetto. All’Istituto Il Ministero per i Beni culturali ha infatti riconosciuto il ruolo di centro promotore delle celebrazioni di Piranesi (Venezia, 1720-Roma, 1778). Ne parliamo con le curatrici della mostra: Maria Cristina Misiti, direttrice dell’Istituto, e Giovanna Scaloni, storica dell’arte presso lo stesso Istituto.

Quale fu il «sogno impossibile» di Piranesi?

È il sogno di rendere viva l’antichità guardando all’archeologia come il fondamento di una nuova architettura. La suggestione del Don Chisciotte, da cui abbiamo tratto la citazione, viene spontanea dopo la lettura di alcuni cataloghi, ultimo in ordine quello curato da Delfín Rodríguez Ruiz per la mostra di Madrid che, a mio giudizio, raccoglie le riflessioni più stimolanti che scaturiscono da una letteratura vastissima e da ricerche scientifiche delle quali l’Istituto centrale per la grafica è stato protagonista. A proposito di sogno, Piranesi diceva di sé che aveva una fondamentale necessità di produrre grandi idee, ed era convinto che, se mai gli avessero commissionato di progettare un mondo nuovo, sarebbe stato folle abbastanza da accettare la sfida.

Che tipo di mostra sarà?

L’idea è molto semplice, mettere in scena la «sua» Roma, senza rinunciare alla scientificità ma architettando qualche espediente tecnologico per rendere la visita immersiva, emotiva, seducente. E partendo dall’aneddotica biografia di Pierluigi Panza (curatore a sua volta di una mostra piranesiana nella Biblioteca Braidense a Milano) e da quella classica di Henri Focillon, abbiamo lavorato sulla sua visione del mondo, muovendo dal lascito delle precedenti esperienze con approfondimenti su alcuni aspetti tecnici, guardando a tutti i pubblici, soprattutto a chi non conosce oggi Piranesi.

È una mostra di suggestioni: tutti saranno accolti nella prima delle tre sale da una grande installazione multimediale (realizzata da Civita Mostre e Musei), con cui verrà illustrata la Roma che conobbe ed emozionò Piranesi. Presenteremo una selezione di matrici e stampe, che accompagneremo con un catalogo multimediale, accessibile sul web entro la fine dell’anno. I contributi saranno brevi, ricchi di immagini, video, interviste. La bottega di Piranesi alla Strada Felice, oggi via Sistina, sarà ricostruita da un disegno di Filippo Sassoli, che fa parte delle nostre collezioni. Ma il nostro sogno rimane il progetto, al quale stiamo lavorando, del videomapping sulla Fontana di Trevi con alcune vedute di Roma.


Quale sarà la differenza di questa mostra rispetto alle altre che l’Istituto ha dedicato a Piranesi?

Questa volta cercheremo un contatto con un pubblico più ampio e con la città. La Rinascente, per esempio, per il tramite di Civita, ricostruirà in una vetrina aperta su via del Tritone, con effetti di luce e d’acqua, la fantasmagorica veduta di Piranesi «Ampio magnifico porto» per promuovere la nostra esposizione. Il Parco Archeologico del Colosseo realizzerà un’app con le immagini delle stampe di Piranesi, dell’anfiteatro e dei suoi dintorni, fornite da noi. Dall’estero ci è giunto il sostegno della Tchoban Foundation di Berlino, specializzata in disegni architettonici. Lo stesso architetto Sergej Tchoban, direttore della Fondazione, esporrà nelle sale della Calcografia al piano terra dell’Istituto opere della sua collezione incentrate su Piranesi.

Da Madrid, dalla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, ci giungono, oltre a due calchi in gesso di candelabri realizzati dalla bottega Piranesi, un fondamentale apporto tecnico per l’attualizzazione della banca dati dell’Istituto, che per l’occasione renderà consultabile l’intero catalogo di Piranesi. Anche il sito dell’Istituto è stato da poco rinnovato. Al termine della mostra, come finissage, si aprirà un convegno scientifico internazionale curato da Mario Bevilacqua e Claire Hornby.


Quali sono le perle della mostra?

Abbiamo posto l’accento su elementi di originalità nella lettura delle matrici e sull’attualità di Piranesi come designer. Abbiamo già iniziato con un calendario vario, articolato e di carattere multidisciplinare che ha dato spazio all’approfondimento e all’uso di linguaggi comunicativi diversi, facendo convivere momenti di discussione pubblica ma anche produzioni di video (uno, ad esempio, con Rai Storia), che l’Istituto intende proporre non solo a studenti e studiosi ma al pubblico più ampio.

Fra le «perle», «La Caduta di Fetonte», composizione scoperta nel 1967 da Maurizio Calvesi (scomparso da poco, già direttore della Calcografia,
Ndr), incisa sul verso di una matrice sulla quale in seguito Piranesi realizzò una veduta di Roma: un meccanismo girevole permetterà di presentare ai visitatori entrambi i lati della matrice. Poi i tre metri di altezza della «Colonna Traiana», composizione di sei stampe incise dall’artista che saranno montate dal Laboratorio di Restauro opere d’arte su carta dell’Istituto in occasione di questo evento. Un touch-screen permetterà di ammirare Piranesi designer di vasi e candelabri: presenteremo alcune elaborazioni 3D degli arredi che l’incisore aveva progettato.

Un prezioso gruppo di disegni provenienti dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi illustrerà le modalità progettuali per le composizioni delle Vedute. E poi stampe e matrici delle «Carceri» analizzate con le tecniche Rti, su progetto del Laboratorio diagnostico per le matrici con il Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura della Sapienza Università di Roma. E, ancora, vedute di Paestum e di Albano, delle «Antichità Romane» e del ciclo dedicato al «Campo Marzio», tra archeologia epica e scientifica, utopia e progetto, due aspetti che nell’arte di Piranesi è impossibile distinguere.

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