Italia Nostra è ancora Italia Nostra

L’associazione è viva e non più posizionata su opportunismi o personalismi

Ebe Giacometti
Ebe Giacometti |

Volentieri pubblichiamo quanto la presidente di Italia Nostra, Ebe Giacometti, ci scrive in merito all’articolo «Italia non più Nostra» di Stefano Miliani, pubblicato sul numero di marzo del Giornale dell'Arte.

Roma. Italia Nostra accoglie persone che hanno a cuore unicamente la tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico della Nazione. Il senso di appartenenza a questa comunità non è dettato da un «credo politico» (di destra, centro o di sinistra), ma è unicamente riconducibile alla determinazione con cui i soci portano avanti azioni per ostacolare la devastazione delle campagne, salvaguardare i centri storici, impedire che musei e aree archeologiche divengano strumenti di speculazione e non garanzia di una funzione formativa e identitaria nazionale ed europea.

Essere socio di Italia Nostra è un impegno etico più che ideologico: vogliamo consegnare ai nostri figli e ai nostri nipoti quanto di bello e prezioso abbiamo ereditato dalle generazioni passate, a prescindere da chi votiamo. Da dicembre 2019, quando il Consiglio nazionale ha ritenuto di affidarmi la presidenza, Italia Nostra ha assunto quale obiettivo primario il recupero del senso di condivisione nazionale sui temi che accomunano idee e preoccupazioni delle sue 200 Sezioni e 16 Consigli regionali e smussare una contrapposizione campanilistica alimentata dal «divide et impera».

L’obiettivo è lavorare per contenuti condivisi territorialmente e linee culturali di un’Associazione che si interfaccia con le istituzioni governative con autonomia di pensiero. Le nostre osservazioni al provvedimento sulle Olimpiadi invernali 2026 inviate al ministro dell’Ambiente, le preoccupazioni sulla seconda Riforma del ministro Franceschini, il rilancio del dibattito interassociativo sulla semplificazione Via per le Rinnovabili, proposta del Governo che zittirebbe definitivamente le Soprintendenze sugli impianti di produzione elettrica hanno coinvolto i nostri esperti sia a livello di Consiglio nazionale che locale.

Le idee e le discussioni si sono riaccese sull’agenda del Governo e oggi producono un confronto dialettico che coinvolge anche professionalità esterne a Italia Nostra, che arricchiscono i contenuti e aiutano a mettere a fuoco i problemi senza rendere autoreferenziale l’Associazione. Questi confronti producono contenuti che, in condivisione con il Direttivo nazionale, aggiornano la posizione dell’associazione in materia di beni culturali e ambiente. Un percorso partecipativo e apprezzato già sulla riforma del Titolo V della Costituzione, che era stato interrotto e andava semplicemente riavviato.

Che ciò sia avvenuto conferma che l’istituzione è viva e non posizionata su opportunismi né personalismi. Se il Covid-19 non avesse stravolto il nostro Paese, avrei avuto il piacere di raccontare dei contenuti sui quali Italia Nostra sta lavorando: fervente il dibattito interno sullo stravolgimento in atto del paesaggio storico e di quello naturale del Belpaese, anche collaborando con Anci in tema di orti e vigneti urbani e la nostra Lista Rossa, avviando un costruttivo dialogo con Icomos con cui condividiamo molti obiettivi. Un virus ci impone di riprogrammare il nostro lavoro.

Ma è una pausa nella quale l’associazione con il suo personale continua a lavorare. Un’ultima considerazione: come nei partiti, anche nelle associazioni di volontariato, in specie quelle che spesso si raffrontano con la politica, approdano persone che non lavorano per la giusta causa, ma per se stesse. Come nei partiti, queste possono approdare nelle formazioni sociali e, con scaltrezza, può succedere che riescano anche a giungere ai vertici di tali organizzazioni, alle volte ingannando con abilità chi lavora da una vita, ispirato soltanto dalle ragioni della causa comune e nella buona fede. Oramai la politica nazionale, non più o non sempre ispirata a sani valori etici, ci mostra continuamente lo spettacolo di «uomini guida» (ma che «guida» non sono) che addirittura conformano un partito alla propria immagine.

Anche Italia Nostra lotta contro questa malattia, ovunque incalzante, però ha la fortuna di avere anticorpi giusti e in quantità adeguata per farvi fronte, evitando in tempo che si trasformi in «epidemia». Non è vero, dunque, che Italia Nostra cambia presidenti per via di una crisi della sua compagine apicale.

Il cambiamento ha riguardato due presidenti in quattro anni e nel merito è bene sapere che la presidente che mi ha preceduta è stata eletta con solo 12 voti (su 23 votanti) ed è stata sfiduciata da 14 consiglieri nazionali (su 19 votanti), proprio per l’accertata scarsissima propensione a condurre in maniera collegiale questo compito di «Primus inter pares». Rispetto ai partiti, Italia Nostra dimostra di saper rapidamente isolare i personalismi proprio grazie ai suoi efficaci «anticorpi», ma ciò è possibile solo e perché Italia Nostra è ancora Italia Nostra.

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