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Su una parete del Museolaboratorio di Città Sant’Angelo è installata un’opera neon del duo artistico in chiara continuità con l’arte di Duchamp
- Maria Letizia Paiato
- 19 luglio 2025
- 00’minuti di lettura


Vedovamazzei, «Untitled, 2024. Brick, iron, glass, concrete 1320x1100 cm», 2025
© Gino Di Paolo
Il museo ready-made di Vedovamazzei
Su una parete del Museolaboratorio di Città Sant’Angelo è installata un’opera neon del duo artistico in chiara continuità con l’arte di Duchamp
- Maria Letizia Paiato
- 19 luglio 2025
- 00’minuti di lettura
Maria Letizia Paiato
Leggi i suoi articoliNel pensiero di Enzo De Leonibus, che da oltre vent’anni dirige il Museolaboratorio di Città Sant’Angelo (Pe), questo spazio non è mai stato concepito semplicemente come un contenitore per l’arte. Fin dall’inizio, si è configurato piuttosto come un distributore di immaginazione: un luogo di osservazione e riflessione, un punto d’incontro tra le persone, le loro idee e il territorio, uno spazio aperto all’espressione artistica contemporanea, costruito per favorirla. Non a caso, la parola laboratorio richiama il carattere sperimentale e produttivo che il museo incarna: un luogo che guarda all’attivazione e alla produzione artistica più che alla semplice conservazione.
Nel caso dell’intervento di Vedovamazzei, parlare di attivazione è del tutto appropriato: il fulcro del progetto non è tanto un’opera in sé, quanto il museo stesso. O meglio, la loro opera si concentra sul senso del luogo e sulla sua storia, con l’intento di sollecitare nello spettatore una riflessione critica e una possibile ridefinizione del ruolo che il museo ha svolto nel tempo, attraverso il lavoro degli artisti che vi si sono succeduti. Come una sorta di opera d’arte totale, questo intervento si collega strettamente alla poetica di Vedovamazzei, aprendo a una riflessione più ampia sull’arte contemporanea.
«Senza Titolo», progetto curato dallo stesso De Leonibus, accompagnato da un testo in catalogo di Ilaria Bernardi, si presenta nella forma di una scritta luminosa di circa 3 metri di lunghezza e 2 di altezza, intitolata «Untitled, 2024. Brick, iron, glass, concrete 1320x1100 cm», installata su una parete esterna del museo. Il legame con lo spazio è chiaro e diretto: un dialogo autentico e «autenticato» dagli artisti stessi, che firmando l’opera, in un gesto di duchampiana memoria, testimoniano la loro presenza (tutta concettuale) in questo luogo. C’è anche un esplicito richiamo allo spettatore, una sollecitazione a soffermarsi su quella porzione di muro, di paesaggio architettonico che, amplificato dalla luce al neon, trasforma la scritta luminosa in una didascalia ingrandita: la parete diventa l’opera d’arte, un ready-made urbano che, in chiara continuità con l’arte di Duchamp, ci invita a riflettere sulla scelta degli artisti e ad accettarla in quanto tale. Perché non pensare al museo come a un’opera d’arte? I luoghi e gli spazi del nostro territorio, quelli a noi più prossimi e su cui vale la pena soffermarsi, rappresentano infatti il luogo privilegiato dove, prima di ogni altro, possiamo coltivare il nostro arricchimento culturale. Il progetto «Senza Titolo» è realizzato grazie al sostegno del Pac2024-Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.