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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliEdonismo, eleganza, sensualità, erotismo, gusto per l’esotico. Sono questi gli ingredienti del successo di Gian Paolo Barbieri, milanese classe 1935, nome ben noto della fotografia contemporanea di moda e di costume.
Fino al 3 marzo il Forte di Bard gli dedica una grande retrospettiva allestita nella sale delle cantine dal titolo «Gian Paolo Barbieri. Oltre», in collaborazione con la Fondazione Gian Paolo Barbieri di Milano e a cura di Emmanuele Randazzo, Catia Zucchetti e Giulia Manca.
Centododici scatti in tutto di cui 88 inediti coprono un arco cronologico dagli anni Sessanta agli anni 2000 per offrire in toto l’immaginario anche più recondito del fotografo. Proveniente da una famiglia di grossisti di tessuti, Barbieri era affascinato dal mondo del teatro (dove si cimenta come scenografo) e del cinema.
Approda quindi a Roma e poi a Parigi come assistente di Tom Kublin, fotografo di «Harper’s Bazaar America», e nel 1962 apre il suo primo studio a Milano e comincia a lavorare per la rivista che diventerà «Vogue Italia». La sua successiva ascesa lega i suoi lavori a nomi come Valentino, Armani, Ferrè, Vivienne Westwood (per la quale realizza la Zattera della medusa legata a una collezione ispirata ai pirati), Dolce e Gabbana, mentre i suoi iconici scatti si diffondono su scala internazionale grazie a «Vogue America», «Vogue Paris», «Vanity Fair», «GQ».
Barbieri alterna l’essenzialità del bianco e nero al colore e tra gli anni Ottanta e Novanta si dedica all’esplorazione di Paesi lontani: Seychelles, Polinesia, Madagascar restituendone un quadro a cavallo tra etnofotografia e reportage. In mostra, di questo periodo, «Camaleonte» (Brookesia Micra), «Madagascar 1996», «Atollo di Aldhabra», «Seychelles 1998», «Makoa», «Madagascar 1994».
Tra gli altri lavori esemplari: «Aly Dunne in Gianfranco Ferré», «Milano 1992», «La Zattera della medusa», «Vivienne Westwood», «Londra 1998», «Benedetta Barzini» per Vogue Italia & Novità, «Milano 1965», «Mirella Petteni in Coppola e Toppo», «Life», «Milano 1968».
Le sue opere sono state esposte nel Palazzo Reale di Milano, al MAMM di Mosca, all’Erarta Museum of Contemporary Art di San Pietroburgo e nello Shanghai Museum, e sono entrate a far parte delle collezioni del Victoria & Albert Museum e della National Portrait Gallery di Londra, del Kunstforum di Vienna e del Musée du Quai Branly di Parigi.
Recentemente l’opera di Barbieri è stata acquisita dalla Nicola Erni Collection e dalla Pinault Collection. Dal 17 dicembre al 14 gennaio, il museo dedicherà una mostra monografica anche all’artista francese Gabriel Loppé, pittore, alpinista, viaggiatore e fotografo, con oltre 100 tra tavole, disegni e fotografie di scorci e crepacci del Monte Bianco e vari altri paesaggi alpini. Fino al 7 gennaio il Monte Bianco è inoltre protagonista del quarto appuntamento del progetto prodotto dal Forte di Bard e intitolato «L’Adieu des glaciers», una ricerca fotografica e scientifica dedicata alla trasformazione dei ghiacciai delle nostre Alpi.

«Benedetta Barzini» (1965) di Gian Paolo Barbieri per Vogue Italia & Novità, Milano
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