Nel Medioevo non perdevano le staffe

Nel Giardino di Boboli una mostra sull'arte di cavalcare dall'antichità al Quattrocento

Protome di cavallo «Medici Riccardi» 340-330 a.C. Bronzo fuso, un tempo dorato a lamina e a foglia Firenze, Museo Archeologico Nazionale
Laura Lombardi |

Firenze. Dalle rappresentazioni sulle pareti delle grotte preistoriche a quelle della biga alata riferita alla concezione platonica dell’anima, il cavallo è figura ricorrente nell’arte fin dai secoli molto lontani: il rapporto millenario tra l’uomo e quell’animale è riccamente illustrato fino al 14 ottobre dalla mostra alla Limonaia Grande del Giardino di Boboli «A cavallo del tempo. L’arte di cavalcare dall’antichità al Medioevo» attraverso una scelta molto ampia di oggetti, provenienti da importanti musei archeologici italiani e esteri.

I curatori Lorenza Camin e Fabrizio Paolucci hanno selezionato statue, urne, rilievi, vasi e terrecotte, compresi tra il X secolo a.C. e il XV secolo d.C., che rimandano a diversi ambiti, dalla mitologia ai corredi funerari, dall’attività quotidiana alla vita militare, dove il cavallo è mezzo di trasporto prezioso, fino agli spettacoli agonistico
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