Modì meno maudit

Una retrospettiva alla Tate Modern lo presenta calato in una realtà non romanzata

«Nudo disteso» (1919) di Amedeo Modigliani, New York, Museum of Modern Art
Anna Costantini |  | Londra

Un nuovo capitolo della vicenda espositiva di Amedeo Modigliani si apre dal 23 novembre al 2 aprile alla Tate Modern. A cura di Nancy Ireson, curatrice per la Tate della sezione International Art, e Simonetta Fraquelli, curatrice indipendente, la mostra londinese «Modigliani» prova a proporre un punto di vista nuovo per guardare a uno degli artisti più conosciuti e riprodotti dell’arte del Novecento. «Abbiamo cercato di uscire dal solito mito di Modigliani, l’artista povero, drogato, malato eccetera, e di capire come abbia realmente interagito con la Parigi di allora e con i personaggi che lo hanno circondato», racconta Simonetta Fraquelli, già curatrice della mostra di Modigliani proposta dalla Royal Academy di Londra nel 2006, delineando un percorso di circa cento opere tra dipinti e sculture. «Come succede anche oggi, prosegue la Fraquelli, Modigliani è un giovane artista che arriva nella
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