Il Sessantotto ne dimostra cinquanta

Mostre e performance» tra arte e politica per ricordare il mezzo secolo

«Les dirigeants chinois saluent le défilé du 20e anniversaire de la Révolution» (particolare)  di Bernard Rancillac, 1970, in mostra all’Ecole des Beaux-Arts di Parigi
Luana De Micco |  | Parigi

L’8 maggio 1968 l’Ecole des Beaux-Arts entrò in sciopero. È nell’istituzione fondata nel 1817 (erede della più antica Académie Royale de Peinture et Sculpture, luogo simbolo della cultura conservatrice) che si fabbricavano i manifesti che avrebbero tappezzato i muri del Quartiere Latino in rivolta. Artisti come Eduardo Arroyo, Francis Biras, Bernard Rancillac e Gérard Fromanger, perlopiù impegnati in movimenti di estrema sinistra, avevano raggiunto gli studenti per gestire l’Atelier Populaire, la stamperia clandestina nata nella scuola d’arte occupata che stampò i primi manifesti il 15 maggio.

Più del risultato estetico contava il messaggio politico, contro le strutture autoritarie, i media assoggettati al potere, in nome di una società più giusta e libera. Gli autori dei manifesti sarebbero rimasti anonimi, in opposizione «alle pratiche della creazione individualista borghese». La
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Luana De Micco