Uffizi, dialoghi italo-spagnoli nel ’500

Blas de Prado (Camarena, 1545-1546 ca - Madrid, 1599), «Filippo III e i suoi domini», 1587 ca, penna e inchiostro, pennello e inchiostro diluito, tracce di pietra nera, carta. Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe
Laura Lombardi |

Firenze. Nelle nuove sale dell’Aula Magliabechiana, ora destinate alle mostre temporanee, al piano terreno della Galleria degli Uffizi, la raffinata mostra «Spagna e Italia in dialogo nell’Europa del Cinquecento» da oggi fino al 27 maggio, a cura di Marzia Faietti, Corina Gallori e Tommaso Mozzati, si compone di una selezione di fogli di altissima qualità attribuiti a maestri spagnoli formatisi tra Roma e Firenze, tra cui Alonso Berreguete (del quale Firenze conserva, a Palazzo Vecchio, il Tondo Loeser), Bartolomé Ordóñez e Diego de Siloé, ma anche artisti italiani chiamati a lavorare poi nei prestigiosi cantieri reali (Romolo Cincinnato e Pompeo Leoni).

Il dialogo che quei disegni instaurano con alcuni dipinti esposti (tra cui la «Deposizione dalla croce», 1520 ca di Pedro Machuca che giunge in Italia per la prima volta) o sculture policrome (come l’«Ecce homo» di Berreguete da Valladolid),
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