Il Vesuvio dà spettacolo in Svizzera

Al m.a.x. di Chiasso incisioni, disegni e foto da Ercolano e Pompei

Anonimo, «Pompei-Casa di Cornelio Rufo», fotografia, sd. Museo Archeologico Nazionale, Napoli
Ada Masoero |  | Chiasso

Sono trascorsi 280 anni dalla scoperta di Ercolano, 270 da quella di Pompei: due eventi la cui eco si diffuse nel mondo intero, richiamando in Italia visitatori sempre più numerosi e sempre più illustri. Come si trasmise, però, tale fama planetaria? La mostra «Ercolano e Pompei: visioni di una scoperta» (dal 24 febbraio al 6 maggio, catalogo Silvana), curata per il m.a.x. museo di Chiasso da Pietro G. Guzzo, M. Rosaria Esposito e Nicoletta Ossanna Cavadini, si propone di rispondere a questa domanda, esponendo i documenti più significativi che ne propagarono ovunque la fama.

Si inizia con le lettere dei viaggiatori colti, dal principe Elboeuf a Johann J. Winckelmann, seguite da quelle del conte Caylus e di Goethe, con i commenti sulla conduzione degli scavi. Sarebbe poi stata la volta di Stendhal, di Taine, di Twain e degli artisti, architetti, studiosi che accorrevano qui, attratti dalle notizie che,
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