La Cia ci spia

Edmund Clark all'International Center of Photography di New York

Edmund Clark, «Camp 6, unused communal area», dalla serie «Guantánamo: If the Light Goes Out», 2009. © Edmund Clark
Chiara Coronelli |  | New York

Le misure e i metodi di controllo adottati dai Governi per proteggere i cittadini dalla minaccia terroristica impongono gravose conseguenze alla sicurezza, alla legalità e all’etica. Intorno a questo tema si muove «Edmund Clark. The Day the Music Died», la mostra site specific che l’Icp-International Center of Photography dedica fino al 6 maggio al lavoro del fotografo britannico, dove sono riuniti un centinaio tra fotografie, film, installazioni e documenti, provenienti da progetti realizzati negli ultimi dieci anni.

Impegnato a esplorare le dinamiche invisibili dei conflitti contemporanei e i legami tra politica e rappresentazione, Edmund Clark nella sua opera «si immerge nelle procedure, nei siti e nelle esperienze connesse alla risposta americana al terrorismo internazionale», da Guantánamo, Cuba, all’Afghanistan, dai programmi delle prigioni segrete della Cia alla censura che copre le
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