Piccole intime diaspore

Al Guggenheim di New York 100 opere di Danh Vo

Danh Vo, «She was more like a beauty queen from a movie scene», 2009. Collection Chantal Crousel Photo: Jean-Daniel Pellen, Paris
Federico Florian |  | New York

«Non sono uno di quegli artisti che se ne sta in studio e fa cose nuove. Mi approprio di cose che esistono già e le modifico: non solo oggetti, ma anche sistemi e idee», ha dichiarato in un’intervista Danh Vo (1975). L’artista vietnamita-danese si serve della propria biografia personale come materiale grezzo per opere di carattere universale. A partire dal viaggio in nave dal Vietnam alla Danimarca, che compì con la propria famiglia poco dopo la caduta di Saigon nel 1975: un trauma che Vo ha dissezionato in uno dei suoi lavori più noti, un lampadario (quello dell’Hotel Majestic di Parigi, dove fu firmato il trattato che pose formalmente fine all’intervento militare americano in Vietnam) scomposto in tutte le sue parti, poi ordinatamente disposte su un pavimento.

Dal 9 febbraio al 9 maggio Danh Vo torna al Guggenheim di New York con un’ampia retrospettiva a cura di Katherine Brinson e Susan
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