Documenta ostaggio di Documenta

Reportage da Kassel di Franco Fanelli

La monumentale videoproiezione nella Neue Neue Galerie di Kassel (l'ufficio postale). Foto: Franco Fanelli
Franco Fanelli |

Kassel (Germania). Potrà mai esserci una Documenta finalmente «disimpegnata», sgravata cioè dalla politica e dal sociale? La risposta viene, anche, dallo Stadtmuseum (una delle 35 sedi di questa 14ma edizione di Documenta, aperta sino al 17 settembre), dove un cortometraggio di Hiwa K girato filmando il grande plastico di Kassel distrutta dai bombardamenti alleati conservato nello stesso museo è ancora abbastanza scioccante da costringere il visitatore a sedersi e non solo per stanchezza. Ma ora che alla seconda guerra mondiale è seguita la guerra planetaria diffusa e quotidiana (a proposito, né a Venezia né a Kassel si parla di Isis) e da quando, caduto il Muro, Kassel ha perso il suo ruolo simbolico di città di frontiera affacciata sul blocco sovietico, i direttori della mostra cercano significativamente di esportarla in più calde «terre dei fuochi»: Carolyn Christov-Bakargiev in Afghanistan;
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(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

© Riproduzione riservata L'opera di Maria Eichhorn riflette sulle spoliazioni naziste (in questo caso di libri)  ai danni degli ebrei. Foto: Franco Fanelli Il fumo di Daniel Knorr dalla torre del Fridericianum. Foto: Franco Fanelli Il «Partenone» costruito da Marta Minujín con 25mila libri. Foto: Franco Fanelli Una performer interpreta «Staging: Solo» (2017) di Maria Hassabi. Foto: Franco Fanelli Quadri sonori nella Documenta Halle. Foto: Franco Fanelli La «nave dei saggi» di Nairy Baghramian. Foto: Franco Fanelli I relitti tramutati in strumenti a percussione nella Documenta Halle. Foto: Franco Fanelli Il «Checkpoint» ricoperto da Ibrahim Mahama: come un Burri folgorato da Christo. Foto: Franco Fanelli
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