Roma, 24 nuove «pietre d'inciampo»

Il progetto avviato dall'artista Gunter Demnig nel 1995 ha già disseminato in Europa sessantamila sampietrini in memoria di tutti i perseguitati dal nazifascismo

Memorie d'inciampo del 2011
Federico Castelli Gattinara |

Roma. Ancora Stolpersteine, quelle pietre d’inciampo visivo e mentale, non fisico, che altro non sono che sampietrini comuni ricoperti d’ottone e conficcati nei marciapiedi davanti ai portoni a ricordo dei troppi uomini e donne che un tempo lì abitavano, che furono deportati e ammazzati dalla follia nazifascista. Sopra ognuno è inciso il nome e il cognome, l’età, la data e il luogo di deportazione, se nota la data di morte. Si moltiplicano in città, come in tante altre città d’Europa, questi segni di memoria discreti ma presenti, per non smettere di ricordare quanti furono «uccisi e perseguitati dai fascisti e dai nazisti, deportati, vittime del criminale programma di eutanasia o oggetto di persecuzione perché omosessuali».

Il progetto ideato dall’artista tedesco Gunter Demnig nel 1993 e partito a Colonia due anni dopo, è sbarcato a Roma nel 2010 e oggi celebra la sua ottava edizione in
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