Francesco Merlo commenta «Il meglio e il peggio» dell’anno concluso

82 opinionisti si esprimono su 9 categorie: dalla mostra al fatto politico, dall’artista al funzionario pubblico, dal restauro al libro. 457 promossi e 118 bocciati. Giudizi contrastanti sul nuovo allestimento della ex Gnam di Roma, successo incondizionato per il Museo del Duomo di Firenze; tra i restauri ovazione per Santa Maria Antiqua e pollice verso per la Cattedrale di Chartres; tra le mostre le prime sono Ariosto, Bosch e Manuzio, bocciata la 16ma Quadriennale

Francesco Merlo |

Va bene che l’arte è il luogo in cui c’è un senso nascosto o, se preferite, è il solo luogo in cui il non senso è un valore. Ma una stessa mostra (la Collezione Schukin alla Fondazione Louis Vuitton di Parigi) può essere dallo stesso giudice (Bruno Muheim) indicata come la migliore e come la peggiore dell’anno? E il biasimo del terremoto è davvero un giudizio di intelligenza critica? E che dire della condanna di Botero «per il gusto che rappresenta» se non che spesso è nell’elenco dei peggiori che troviamo i migliori, anche se capita pure che i migliori premino i peggiori?

Di sicuro, nelle due sapide classifiche che «Il Giornale dell’Arte» a ogni fine anno fa compilare a un gruppo, a un’élite, a una giuria di esperti e di saggi, insomma ai migliori, la griglia del peggio è più attraente della griglia del meglio. Il peggio ha un fascino speciale non solo e non tanto perché rimanda
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