Biennale, i molteplici fronti dell’architettura non tradiscono le attese

Allestimenti di grande impatto, per comunicare anche ai non addetti ai lavori l’architettura come processo

Uno scorcio dell'allestimento alle Corderie dell'Arsenale. Foto: © Elena Franco
Luca Gibello |

Venezia. Pronti e via. A un primo fugace sguardo la Biennale di Alejandro Aravena sembra non tradire le attese. Soprattutto, ed è la cosa che si temeva di più, nel mondo fluido dove tutto si sa ancora prima che accada, non è un déjà vu.
Nella maggior parte dei casi, ciò vale anche per i lavori noti, riscattati però dagli allestimenti: taluni simbolici, ermetici ed evocativi, talaltri assai materici, talvolta entrambi. E la sfida del non rivolgersi solo agli addetti ai lavori è, almeno in parte, vinta.

Quali sono le frontiere
che gli 88 invitati alla mostra principale, dislocata tra Corderie dell’Arsenale e Padiglione centrale ai Giardini, ci presentano? Eccone alcune in ordine decrescente d’interesse o di preponderanza.

1) Potenzialità dei materiali tra riuso, riciclo e opzioni alternative. L’antifona è chiara fin dall’ingresso, dove ci accolgono 100 tonnellate di materiali di risulta
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