Fake buster

Un ritratto di Pico Cellini (Roma, 1906-2000),  di genere anacronistico  o neofigurativo, dipinto  da un suo vecchio allievo  e amico, Bruno di Maio,  con il quale aveva restaurato molte opere
Stefano Malatesta con la collaborazione di Elena Sorrentino |

Terminata la guerra il nuovo Governo italiano, finalmente democratico, pensò di inserire tra le necessità urgenti il cambio della destinazione d’uso di Palazzo Venezia. Da quel balcone non si sarebbe mai più affacciato un oratore a esibirsi in discorsi allo stesso tempo ridicoli e minacciosi. E doveva sparire anche la Sala del Mappamondo, lo studio di Mussolini, con la luce sempre accesa anche di notte, perché il duce, intento a lavorare alle sorti dell’Italia, per definizione non riposava mai, e con la scrivania messa in fondo fra le due finestre distanti una quarantina di metri dall’entrata. Questa strategia scenografica serviva a mettere in imbarazzo tutti i visitatori senza eccezione che dovevano percorrere quello spazio sotto lo sguardo corrusco del duce. Il palazzo fu trasformato in un museo dedicato soprattutto all’arte antica ma che spaziava nei secoli.

E come prima esposizione furono
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