È forte l’attrazione delle rovine

Lori Nix, Library, 2005, Courtesy Polka Galerie, Parigi
Federico Castelli Gattinara |

Roma. La parola «rovine» rimanda alle acqueforti del Piranesi, ai capricci settecenteschi di Pannini, di Canaletto e Guardi, opere bellissime quanto straviste in mostre e rassegne. Di tutt’altro genere è «La forza delle rovine» curata da Marcello Barbanera, docente presso La Sapienza di Roma che sul tema ha pubblicato più di uno studio (Metamorfosi delle rovine è uscito per Electa nel 2013), e Alessandra Capodiferro, direttrice del museo di Palazzo Altemps che ospita la mostra dall’8 ottobre al 31 gennaio.
Una collocazione certo non facile data l’impegnativa connotazione tanto del contenitore cinquecentesco quanto del contenuto, una delle più celebri raccolte del mondo di statuaria classica, la collezione Boncompagni Ludovisi.

Poi c’è l’attualità, il disastro che tutti i giorni raccontano i mezzi di comunicazione, le «rovine» che vengono prese a picconate o fatte saltare in aria, a
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© Riproduzione riservata Mausoleo di Augusto, durante lo smantellamento della copertura dell'Augusteo 1937 Museo di Roma, Archivio Fotografico Comunale Una pubblicità Gibaud degli anni ‘80 Ippolito Caffi, Veduta del Colosseo dall’alto, 1855 Roma, Museo di Roma, Palazzo Braschi
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